Bonus a partite Iva e pensionati nella manovra da 20 miliardi

Il governo al lavoro sulla legge di Stabilità punta a estendere il beneficio degli 80 euro. Previsti 6 miliardi di tagli ai ministeri per correggere il deficit

Bonus a partite Iva e pensionati nella manovra da 20 miliardi

Il ministero dell'Economia sta ragionando su una legge di Stabilità che contenga una manovra da 16-20 miliardi di euro. Di questi, però, solo 6 miliardi sarebbero destinati alla correzione del deficit tendenziale, così da fermarlo al 3%. Gli altri sarebbero - nelle intenzioni del governo - destinati alla crescita. Ma senza troppe illusione sugli effetti. Tant'è che il Mef stima per il 2015 una crescita dello 0,5%.

E proprio questo numero (inferiore alle stime elaborate in precedenza) dovrebbe essere il passepartout per ottenere la flessibilità europea a cui fa appello Matteo Renzi.

Secondo i trattati Ue, infatti, quando un Paese registra una crescita inferiore al previsto può invocare il cosiddetto bad time . Un principio introdotto nella riforma del Patto di stabilità nel 2005 che consente una correzione di bilancio inferiore a quella programmata; proprio in virtù di una congiuntura economica peggiore del previsto.

Questo 0,5% di crescita, quindi, sarà il numero che consentirà all'Italia di non rispettare il percorso di azzeramento del deficit, previsto dai Trattati e dalla Costituzione. In compenso, proprio per rispettare l'impegno costituzionale (prima dei Trattati Ue), il governo punta a registrare una correzione strutturale del deficit dello 0,2/0,3%; anziché dello 0,5%, concordato a Bruxelles. Ma tanto dovrebbe bastare, dicono all'Economia.

Più articolato il percorso legato ai contenuti della manovra. Dei 16 miliardi che il governo conta di recuperare nel 2015, 6 arriveranno da tagli (più o meno orizzontali) ai ministeri. Altrettanti dovrebbero arrivare dal risparmio della spesa d'interessi legata al calo dello spread. Infine, altri 4 miliardi sono attesi da minori trasferimenti agli enti locali. Da notare che Mario Draghi ha più volte sottolineato come i risparmi della spesa d'interessi non dovrebbero essere conteggiati nelle dinamiche della riduzione del deficit.

A questi 16 miliardi, il governo conta di aggiungere altri 4 miliardi attraverso due distinte operazioni finanziarie, che avrebbero un impatto sul deficit nominale ma che non potrebbero essere conteggiate nel calcolo del deficit strutturale (valido a Bruxelles).

Dei 16 miliardi, solo 6 sarebbero destinati alla correzione del deficit tendenziale; con l'obbiettivo di fissare il deficit nominale al 3%. Il resto (10 miliardi) dovrebbe essere utilizzato - in massima parte - per ridurre il cuneo fiscale sul lavoro.

In linea di massima, questi 10 miliardi verrebbero quasi per intero assorbiti dagli «80 euro». In realtà, il governo punta a estendere il bonus fiscale anche a classi di contribuenti oggi esenti; come pensionati e partite Iva.

Non solo. Al Mef stanno anche studiando la possibilità (benedetta dalla Confindustria) di operare uno scambio: azzerare lo sconto Irap per le imprese - che non avrebbe prodotto i risultati attesi - in cambio di una generalizzata riduzione degli oneri sociali.

Il beneficio a favore delle aziende sarebbe decisamente più ampio dello sconto Irap. In più, sarebbe in discussione anche la possibilità che una parte di questo sconto degli oneri sociali possa andare a beneficio del lavoratore in busta paga.

In tal modo, il governo potrebbe tranquillamente presentare la prossima legge di Stabilità come «espansiva» a favore dei lavoratori.

Che otterrebbero, oltre allo sconto Irpef degli «80 euro», anche un beneficio sul fronte dei minori contributi sociali versati. Nella speranza che almeno una parte del maggior reddito a disposizione vada verso i consumi.

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