Borse in profondo rosso Atene trascina giù tutti

Forte calo per la Borsa di Milano, -2,6%, ieri penalizzata dalle incognite legate all'economia, al mercato cinese con Shanghai ancora in ribasso del -3,4%, e alle prossime elezioni greche. Alla Cina si aggiungono i timori di rallentamento dell'economia di molti Paesi emergenti come il Brasile visto in recessione, e le pressioni sulle valute di Russia, con rublo ai minimi degli ultimi sei mesi, Kazakistan e Turchia.

Per condire il panorama internazionale, che non certo brillante, c'è la costante debolezza del petrolio, quotato ormai poco sopra la soglia dei 40 dollari a barile, in pratica tornato ai livelli del 2009.

E nel novero delle cattive notizie capaci di destabilizzare la tenue sicurezza dei mercati finanziari, nel pomeriggio di ieri è arrivata anche la notizia delle elezioni anticipate in Grecia che ha, ovviamente, avuto un forte impatto sulla Borsa di Atene. Che, trascinata dalle vendite sui titoli bancari, ha chiuso la seduta in profondo rosso (-3,5%) proprio nel giorno dell'approvazione da parte dell'Esm della prima tranche di aiuti finanziari alla Grecia, per 26 miliardi, e del rimborso di 3,4 miliardi alla Bce.

Uno scenario destabilizzante dunque che ha trascinato al ribasso tutte le maggiori Piazze europee che hanno bruciato in una sola seduta 162 miliardi di euro di capitalizzazione. Il risultato è stato che, a fine giornata, Francoforte ha perso il 2,34%, Parigi il 2,03 mentre Londra si è fermata a un meno 0,56 per cento.

Non fa eccezione neppure Wall Street (Dow Jones negativo dell' 1,3% alle 19 italiane) con gli Usa che hanno visto salire le richieste di disoccupazione ma i dati macro positivi potrebbero favorire un aumento dei tassi da parte della Fed già a settembre. Notizia questa che non favorisce i corsi borsistici come le previsioni di deflazione previste in Europa nonostante il piano di quantitative easing allargato ai titoli di Stato. Il problema è la discesa dei prezzi del petrolio. Per questo il mercato prevede deflazione per il vecchio continente: proprio quello che il massiccio piano di acquisto di titoli pubblici voleva evitare. A questo punto la politica del quantitative easing potrebbe proseguire oltre le date già fissate dalla Bce.

A luglio infatti Draghi aveva ribadito che la Bce continuerà ad acquistare titoli per 60 miliardi al mese fino a settembre del 2016, e in ogni caso fino a quando l'inflazione, attualmente appena oltre lo zero, non si stabilizzerà verso un target vicino al 2%.

Quanto alle Borse mentre nei giorni scorsi le vendite erano concentrate su auto e minerari, ieri sono state penalizzati tutti i comparti: a cominciare dai beni durevoli, dai servizi finanziari, dagli assicurativi e dall'alimentare.

Nello specifico, a Piazza Affari si sono salvati solo i titoli sotto Opa come Ansaldo (+0,5%), Wdf (+0,2%) e Pirelli (-0,2%) mentre i petroliferi, con Tenaris (-1,48%) ed Eni (-1,67%), perdono meno dell'indice. Giù tutto il comparto bancario e industriale con Buzzi (-3,8%) penalizzata dalle difficoltà dell'economia russa e del rublo.

Il petrolio continua a mostrare debolezza e ha ceduto un altro 1,5% scendendo a

40,67 dollari. Mentre l'euro è risalito sul dollaro con il cambio che si è attestato a 1,1181. In controtendenza ieri c'era soltanto l'oro, bene rifugio per eccellenza, salito ai massimi dal 15 luglio a 1,11 dollari l'oncia.

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