Briciole di 5 Stelle. Espulsi, insulti e un nuovo gruppo. Scissione in arrivo

Quaranta tra Camera e Senato non votano Draghi e contestano la cacciata. È già duello sul simbolo Il guru: "Non siamo più marziani"

Briciole di 5 Stelle. Espulsi, insulti e un nuovo gruppo. Scissione in arrivo

Un'altra giornata di passione. E allora, quanti voti perderete alla Camera? Un deputato decisamente pro-Draghi risponde: «Bah, credo una ventina massimo, come al Senato». Venti più venti fa quaranta. Come da previsioni. Anzi no, alla fine sono 16 no e 4 astenuti. Sedici sono assenti. Solo che i ribelli di Palazzo Madama ancora devono uscire dal M5s e già si sono spaccati. I big minacciano battaglia legale. Alcuni altri, guidati dal senatore Mattia Crucioli, sono pronti a formare un nuovo gruppo al Senato, con tanto di simbolo (preso in prestito da Idv) e nome che ancora riservato. Probabile che ci siano riferimenti alle parole d'ordine grilline delle origini, ma è tutto in evoluzione. L'attenzione e la preoccupazione dei vertici sono tutte concentrate su Nicola Morra e Barbara Lezzi, i due pezzi grossi tra i quindici ribelli che hanno votato No al Senato. Lezzi, smentita mercoledì sera da Grillo sulla reggenza di Vito Crimi, comincia a battagliare dalla mattinata. «Ho appena letto il post del reggente perpetuo in cui comunica l'espulsione dal gruppo parlamentare dei 15 senatori, tra cui ci sono anche io, che ieri non hanno dato la fiducia al governo Draghi. Ho preso la decisione - scrive su Facebook - mi candido a far parte del comitato direttivo del M5S (da cui non sono espulsa)». Crimi poco prima aveva scritto: «I 15 senatori che hanno votato no sono venuti meno all'impegno del portavoce del MoVimento che deve rispettare le indicazioni di voto provenienti dagli iscritti». Ma la precisazione finale della Lezzi fa temere che alcuni espulsi passino alle vie legali. Secondo quanto apprende Il Giornale, alcuni di loro hanno già chiesto un incontro riservato a uno studio legale romano per impostare la causa contro il M5s. Neppure Nicola Morra, presidente della Commissione Antimafia, vuole farsi da parte. Al TgLa7 dice: «Ho già proposto la mia candidatura al prossimo comitato direttivo». E Morra, in quanto presidente di Commissione, potrebbe rappresentare un problema per gli equilibri di maggioranza. In Parlamento i governisti temono che Davide Casaleggio possa seguire i ribelli e cominciano a preoccuparsi della titolarità del simbolo. Il senatore Elio Lannutti paragona il M5s alla Germania Est e annuncia già ricorsi: «Farò tutto quello che è possibile per oppormi a questa decisione, queste decisioni mi ricordano un po' la Stasi». Bianca Granato non esclude la formazione di un nuovo soggetto politico. Alcuni deputati che hanno votato no, esprimono solidarietà agli espulsi. In serata si fa sentire Alessandro Di Battista: «C'è una sana e robusta opposizione da costruire». La scissione è una prospettiva concreta. In nove M5s intervengono in dissenso dal gruppo. «Noi ci saremo, ma non a ogni costo», dice il capogruppo Andrea Crippa.

Interviene Beppe Grillo. Non per mettere pace, ma quasi per provocare i dissidenti. «Dobbiamo necessariamente effettuare un salto quantico - scrive su Facebook - il patto verde è l'unica strada». Poi sfotte sul Blog: «Oggi, alle 21:55 la sonda Perseverance atterrerà su Marte. Alla stessa ora, la Perseveranza atterrerà su un altro Pianeta. La Terra. Più precisamente, alla Camera dei deputati. I Grillini non sono più marziani. I Grillini non sono più marziani». Parte il rodeo a Montecitorio. Venti persone sono pronte a essere espulse.

Il deputato Pino Cabras cita un «proverbio russo»: «Sarebbe stolto chi volesse spaventare un porcospino mostrandogli le proprie natiche nude». «La scissione è cosa fatta», ci spiega un deputato vicino a Di Maio. Ma non sembra troppo dispiaciuto.

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