Brutto presagio, un pm Presidente

Napolitano trasloca, tutti i poteri all'ex magistrato Pietro Grasso. Che ora trama per farsi eleggere e coronare il sogno dei manettari d'Italia

Brutto presagio, un pm Presidente

Da ieri mattina alle 10, ora delle dimissioni di Giorgio Napolitano, un ex pm - il presidente del Senato Pietro Grasso - è il capo (supplente) dello Stato. Il sogno della magistratura di conquistare il vertice del Paese si è quindi realizzato, sia pure in modo provvisorio. Una semplice coincidenza, è vero, ma è comunque un brutto presagio per la ricerca di un uomo da insediare al Colle e capace di fare dimenticare gli anni orribili di Giorgio Napolitano. Grasso (che in cuor suo spera di non dover sloggiare tra quindici giorni e si sta dando molto da fare in tal senso) è stato anche il regista di quella porcata che fu l'applicazione retroattiva della legge Severino grazie alla quale Berlusconi fu cacciato dal Senato. E per stare in tema, in corsa c'è pure la Severino in persona, sostenuta da quella sinistra che non finirà mai di ringraziarla per la legge ammazza Cavaliere.

Sappiamo che i candidati sono tanti e che i due sopracitati non hanno grandi possibilità di arrivare al traguardo. Ma il solo fatto che siano in corsa significa che il pericolo di infilarsi in una nuova guerra civile politica è tutt'altro che scongiurato. È vero che abbiamo innanzitutto bisogno di trovare le forze per uscire dalla crisi economica, che abbiamo l'emergenza terrorismo in casa e che c'è uno Stato da rifondare. Ma sperare di farcela senza passare da una pacificazione nazionale di nome e di fatto è pura utopia. Chiunque sarà, il nuovo presidente della Repubblica dovrà istituzionalizzare il patto del Nazareno, cioè rispettare la più grande forza moderata del Paese - Forza Italia - e garantire la piena agibilità politica al suo leader. E su questo non si può transigere.

Non serve quindi un presidente-genio né un superpresidente. Basta un presidente normale, banalmente normale, come per altro è scritto nella Costituzione.

Non si guida un Paese con codicilli, trame e ghigliottine, ma con buonsenso, onestà e rispetto della volontà degli elettori. Tutte doti che Napolitano non ha mai avuto. E i risultati nefasti, purtroppo, li abbiamo visti sulla nostra pelle.

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