C'è la legge, partono i giochi E Grasso già si riposiziona

Via libera col Sì di Fi e Lega. Il presidente del Senato lascia il Pd e va al Misto, pronto a candidarsi con Mdp

C'è la legge, partono i giochi E Grasso già si riposiziona

R osatellum vuol dire fiducia. Ne sono occorsi otto di voti di fiducia per arrivare in tempo al traguardo con la nuova legge elettorale. Una corsa a tappe forzate resa possibile dall'apertura del centrodestra. Ieri è arrivato il via libera definitivo da parte di Palazzo Madama con 214 voti favorevoli, con Forza Italia e Lega, e 61 contrari, 2 gli astenuti. Il numero dei voti contrari è identico a quello dei no registrati per le votazioni di fiducia. Ora che il Rosatellum bis è legge parte il liberi tutti, ovvero il Risiko da campagna elettorale dove ciascun parlamentare cerca di conquistare la posizione più favorevole alla propria rielezione. Batte tutti sul tempo il presidente del Senato Pietro Grasso, che ieri ha rassegnato le dimissioni dal gruppo del Pd passando al Misto. Proprio lui che in più occasioni aveva stigmatizzato i troppi cambi di casacca. Un brutto colpo per il Pd. Il capogruppo al Senato Luigi Zanda la definisce una decisione «inaspettata». Grasso, riferisce Zanda, era contrario alla fiducia e avrebbe votato no anche sulla legge elettorale. «Quella di Grasso è una scelta che amareggia», afferma il ministro alle Politiche agricole, il dem Maurizio Martina mentre, tramite Salvatore Margiotta, il partito invita Grasso a dimettersi anche da presidente del Senato. E tra i dem c'è chi mormora: «S'è venduto per un seggio sicuro con Mdp».

E infatti la sinistra esulta. Si plaude. E Roberto Speranza, Mdp, apprezza il gesto di Grasso: «La politica ha oggi più che mai bisogno di buoni esempi». Il passaggio di gruppo indigna i grillini. «L'uscita di Grasso dal Pd suona come una presa in giro colossale», scrive su Twitter Danilo Toninelli, M5s.

Oltretutto Grasso molla il Pd proprio il giorno nel quale viene pubblicata la media dei sondaggi di Youtrend che segnala l'ascesa del centrodestra e il Pd in precipitosa discesa. E se il movimento di Beppe Grillo si conferma in vetta alle intenzioni di voto con il 27,2 è pure vero che il suo consenso non cresce. Nessun beneficio dunque né dall'annuncio della candidatura di Luigi Di Maio né dalla discesa in piazza di Grillo contro il Rosatellum. Il Pd retrocede sotto il 27 per cento a tutto vantaggio del centrodestra, che vola al 33,6: il record della coalizione nel 2017. I cittadini sembrano dunque voler premiare la scelta di Forza Italia di sostenere il Rosatellum. «Non temiamo di condividere questa legge con la maggioranza di governo», ha spiegato il capogruppo azzurro al Senato Paolo Romani. Forza Italia intende proseguire sulla strada della responsabilità, assicura Romani. Anche se non intende votare a favore della Leggedi Bilancio non per questo non cercherà di migliorarla. Romani assicura che Fi «non intende votare la Legge di Bilancio» ma che comunque presenterà «alcuni emendamenti importanti, augurandosi che ci sia la disponibilità del governo ad accettarli». Il Rosatellum ha incassato anche il sì della Lega. «Votiamo questa legge elettorale turandoci il naso», ha commentato il vicepresidente del Senato, Roberto Calderoli. E alla fine è arrivato anche il sì del presidente emerito della Repubblica, Giorgio Napolitano.

Un sì che si potrebbe definire obbligato visto che la firma dell'attuale Capo dello Stato, Sergio Mattarella, sul Rosatellum è scontata ed con un eventuale no di Napolitano si sarebbe profilato un imbarazzante scontro tutto interno al Quirinale.

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