C'è il ponte e poi si vota: scontro sulle scuole chiuse

Il primo giugno sarà l'ultimo giorno di lezione per molti studenti. Ma le famiglie ancora non sono informate. I presidi: spostare le urne altrove. Anticipati gli esami di terza media

P rima, a protestare contro la scelta del 5 giugno (a conclusione del lungo ponte che inizia con la Festa della Repubblica) come data per il voto delle amministrative erano i paladini della democrazia. Ce l'avevano soprattutto con Alfano, il ministro dell'Interno, che annunciando il calendario del voto aveva sentenziato che soltanto i ricchi possono permettersi cinque giorni di vacanza a giugno. Quindi - secondo il responsabile del Viminale - rischi per la democrazia non ce ne sono. L'affluenza al voto, sembra questo il vaticinio di Alfano. sarà alta. Adesso a mugugnare contro l'infausta (a parer loro) scelta del voto la prima domenica di giugno sono i presidi e i professori delle tante scuole che dovranno vestire in quel fine settimana i panni di seggio elettorale.

Sono 1.342 i comuni dove si voterà (più di 13 milioni gli aventi diritto al voto) e dove le scuole sedi di seggio elettorale verranno chiuse dal 2 al 7 giugno. Visto che in molte regioni il calendario delle lezioni scolastiche si chiude mercoledì 8, il calcolo è semplice. L'attività scolastica verrà bruscamente interrotta il primo giugno senza più riprendere.

Perdere una settimana di lezioni, in un anno scolastico caratterizzato da molte interruzioni, ha fatto traboccare la goccia dal vaso. E i presidi sono scesi sul piede di guerra. Tanto che il presidente dell'Associazione nazionale che li rappresenta, Giorgio Rembado, prova a buttar lì una modesta proposta: perché non pensare a un nuovo sistema; magari trovando altri luoghi da adibire a seggi al posto delle scuole. Rembado prova a dar voce al malcontento dei suoi colleghi presidi e professori dicendo che si dovrebbe perdere altro tempo per le lezioni, dopo un anno caratterizzato non soltanto da ponti lunghi (come quello dei Santi) ma anche dal voto del 17 aprile scorso (referendum sulle trivellazioni in mare) e dalle tante occupazioni. Rembado è lo stesso presidente dell'associazione che aveva lanciato la proposta, lo scorso ottobre, di fare un passo indietro sui viaggi di istruzione. «Questi viaggi - aveva detto - a mio avviso, andrebbero aboliti e se i professori non vogliono più accompagnare gli studenti hanno ragione». Il malcontento, però, non è solo degli insegnanti. Anche i genitori sono rimasti disorientati dalla scelta individuata dal Viminale. Far votare al termine del lungo ponte del due giugno compromette - e non poco - anche l'organizzazione della vita familiare. Tanto che nelle chat di genitori e studenti la domanda è una sola: ma quando finisce la scuola? Questo perché i già citati calendari regionali pubblicati a inizio anno scolastico vengono ora radicalmente modificati. A volte senza nemmeno l'adeguata informazione. Da Milano a Roma, da Torino a Napoli dovunque è il caos. E l'unica cosa certa per tutti - insegnanti e genitori - è la perdita di una settimana di scuola. Proprio in coincidenza con la fine dell'anno. I disagi, poi, proseguiranno in quei comuni dove si dovrà tornare a esprimere il proprio voto per i ballottaggi. Calendarizzati a quindici giorni di distanza. In quel caso - spiegano i professionisti della scuola - a essere messi a rischio sono i test Invalsi e le prime prove d'esame degli studenti delle scuole medie.

Tanto che ieri il ministero dell'Istruzione ha annunciato ufficialmente che la prova scritta a carattere nazionale (prova Invalsi) per i ragazzi di terza media si terrà il giorno 16 giugno su tutto il territorio nazionale, anziché il 17 giugno come inizialmente previsto.

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