Era ancora un cucciolone, ma già si preparava ad un futuro «speciale». Lo stavano addestrando per diventare un guida in grado di accompagnare persone non vedenti. Invece ad appena nove mesi è morto, quasi certamente ucciso da una «polpetta» avvelenata lasciata da uno di quei criminali che troppo spesso sfogano i loro istinti assassini su animali inermi. E nel modo più subdolo e vigliacco che ci sia. Cioè con trappole tanto irresistibili quanto atroci, capaci di infliggere agonia e sofferenze tremende.
Romeo, questo il nome del cane, era uno splendido esemplare di labrador biondo di nove mesi, regalato da circolo Lions Pontevecchio alla scuola e dato in affidamento ad una famiglia che abita in provincia del capoluogo toscano. A darne notizia è stata la Regione Toscana, proprietaria della struttura della Scuola nazionale cani guida per ciechi di Scandicci, dove il cucciolo era seguito dagli istruttori.
Inutili i tentativi di sottrarlo alla morte. L'affidatario del cane, si spiega ancora, ha spiegato di aver portato domenica mattina Romeo in un giardino adiacente al cimitero dell'Antella. Qui lo ha lasciato libero di correre, ma poco dopo il cucciolone ha cominciato a stare male. Subito è sorto il sospetto che Romeo potesse aver ingoiato qualcosa di «sbagliato». Quindi la corsa in un ambulatorio di pronto soccorso veterinario. Il medico che ha visitato Romeo, tentanto vanamente di salvarlo, ha riscontrato i sintomi tipici dell'avvelenamento (potrebbe trattarsi di un topicida piazzato in un boccone). La certezza della causa della morte potrà arrivare nei prossimi giorni dall'esito dell'autopsia, che sarà eseguita dall'Istituto zooprofilattico sperimentale dove è stato portato il cadavere.
Naturalmente sul caso, qualora venisse confermato l'ipotesi dell'avvelenamento non casuale, continueranno a indagare anche le forze dell'ordine. Il maniaco, probabilmente uno della zona, potrebbe aver lasciato qualche traccia.
Questa delle polpette avvelenate è una piaga che ogni anno in Italia conta almeno 25 mila cani vittime, tra randagi e quattrozampe con regolare padrone. Secondo l'Aidaa, a questi numeri vanno aggiunti gli almeno 5 mila cani che ogni anno rimangono vittime di incidenti di caccia, secondo i dati Federcaccia. Un triste fenomeno che da anni mobilita il mondo animalista, ma che non accenna a diminuire. E che soprattutto resta quasi sempre impunito. Basti prendere in considerazione numeri risalenti al 2006 e presentati dalla Polizia provinciale alla Consulta della Provincia di Firenze per la tutela degli animali.
Da quel rapporto risultava che rispetto al numero delle segnalazioni 251, al numero degli animali avvelenati recuperati 282, alla quantità di esche rinvenute 77, gli indagati erano soltanto 15 (circa il 5% rispetto al totale dei reati/animali avvelenati). Insomma una misera percentuale. Che dà l'idea di quanto sia difficile individuare questi vili criminali.
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