Il Califfo torna e minaccia: «Marceremo fino a Roma»

Per dimostrare di non essere stato ucciso nei raid americani, il leader dell'Isis diffonde un nastro in cui invita i mujaheddin a «eruttare ovunque come vulcani»

Bagdad«La marcia dei mujaheddin continuerà inarrestabile fino a quando non arriveremo a Roma», ha annunciato il Califfo, Abu Bakr al Baghdadi, novello Mussolini in versione guerra santa. Nella capitale irachena nessuno ci credeva, ma in mezzo mondo lo avevano dato per ferito oppure morto sotto le bombe dei caccia americani. E così il capoccia dello Stato islamico è risorto con un messaggio audio di 17 minuti, che sembra autentico.

Per accendere ancor più le polveri, è tornato ad annunciare la conquista di Roma, simbolo della cristianità, ovvero dei crociati, secondo la sua versione, che vorrebbe annientare. In realtà si tratta di un paio di frasi che durano pochi secondi, ma basteranno ad attizzare gli animi jihadisti ai quattro angoli del globo e di casa nostra. «I missili dei crociati - secondo il Califfo, che si riferisce ai deboli bombardamenti Usa e di qualche alleato in Siria e Irak - non fermeranno la nostra avanzata su Roma». Al Baghdadi, nei panni di duce dell'islam, l'aveva già annunciato nel famoso sermone dello scorso luglio nella moschea di Mosul, l'antica città irachena, appena conquistata ed epurata dai cristiani. In quell'occasione si proclamò Califfo e fece riferimento alla conquista di Roma. A ruota la grancassa mediatica dello Stato islamico ha pubblicato in rete e sulla sua rivista, abilmente a singhiozzo, dei fotomontaggi come la bandiera nera del Califfato che sventola in Vaticano. E qualche emulo dei tagliatole si è fatto fotografare in piazza San Pietro con barba d'ordinanza talebana e vessillo integralista.

A parte il clamore mediatico della marcia islamica su Roma, il messaggio del Califfo contiene ben altri passaggi da far tremare i polsi. I raid aerei «dei crociati non fermeranno l'espansione dello Stato islamico», che secondo Al Baghdadi è già una realtà. «O mujaheddin eruttate ovunque come un vulcano” è l'invito del capo bastone a tutti i fanatici. Il Califfo incita a «schiacciare la testa del serpente» riferendosi all'Arabia Saudita. E avalla i giuramenti di fedeltà da parte di accoliti di altri paesi come Yemen, Egitto e Libia. Oltre a spiegare che sono stati nominati degli emiri per i nuovi territori di conquista. La bandiera nera sventola anche a Bengasi e Derna, dove cominciano ad andare di moda le decapitazioni on line (tre nelle ultime settimane). Una minaccia non indifferente che cresce alle porte di casa nostra.

Al Baghdadi, per smentire indirettamente di essere stato centrato da un attacco mirato Usa nella notte fra il 7 e l'8 novembre, fa riferimento al recente annuncio della Casa Bianca di voler mandare nuovi consiglieri in Irak. «Obama ha deciso l'invio di altri 1.500 soldati perché i bombardamenti giorno e notte contro le posizioni dello Stato islamico non hanno impedito la sua avanzata né indebolito la sua volontà» sostiene il Califfo. E aggiunge: «Presto gli ebrei e i crociati saranno costretti a venire sul terreno. Ad inviare sul campo le loro forze, che sono destinate a morire e a venir distrutte». Non mancano velate minacce di attentati: «L'America, l'Europa, l'Australia, il Canada e i loro schiavi tra i governanti delle terre d'islam saranno terrorizzati dallo Stato islamico».

Ovviamente i suoi «lotteranno fino all'ultimo uomo». Alla fine, secondo il Califfo, «grazie ad Allah i crociati saranno sconfitti, mentre i musulmani risulteranno vittoriosi. E la marcia dei mujaheddin continuerà fino a Roma».

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