Cambio di passo del terrore nell'hub ai piedi dei Pirenei

Qui viveva il marocchino. Radicalizzato in cella a Carcassone, era schedato dal 2014

Cambio di passo del terrore nell'hub ai piedi dei Pirenei

Un «piccolo delinquente» trasformato in terrorista in una regione, dove si sospetta che ci siano centinaia, forse un migliaio di potenziali jihadisti. Come lo stratega degli attentati a Parigi e Bruxelles partito per Raqqa, che forse combatte ancora in Siria. La coppia giovanissima pronta a farsi saltare in aria o il gestore di un ristorante di kebab che finanziava il terrorismo. Una rete di cittadine di modeste dimensioni nel Sud Ovest della Francia come Carcassonne, dove viveva il soldato dello Stato islamico ucciso ieri, nascondono una minaccia che emerge solo grazie ai raid mirati dell'antiterrorismo.

Non sempre è facile fermare in tempo gli aspiranti jihadisti di casa nostra. Redouane Lakdim, 26 anni, nato in Marocco, ieri è uscito tranquillamente di casa accompagnando la sorella più piccola a scuola per poi scatenarsi in un attacco con morti, feriti e sequestro di ostaggi. Nel 2016 era stato in carcere, dove si è probabilmente radicalizzato, e aveva precedenti per detenzioni di armi, ma il ministro dell'Interno francese, Gerard Collomb, l'ha definito «un piccolo delinquente». Peccato che l'assiduo e apparentemente gentile frequentatore della moschea navigasse in rete sui siti salafiti sognando la guerra santa. Secondo la Procura era schedato come «Fiche S», cioè era un sospettato già radicalizzato e monitorato come potenziale terrorista. Seguito dai servizi segreti, gli agenti non avevano però rilevato «nessun segno precursore di un eventuale passaggio ad atti di terrorismo». Probabilmente Lakdim si era recato in Siria, nei territori dello Stato islamico, che ha subito rivendicato l'attacco, ma la notizia non è ancora confermata. E colpisce che per la prima volta il terrorista delle bandiere nere abbia chiesto la liberazione di alcuni commilitoni dietro le sbarre. A cominciare dall'unico sopravvissuto degli attacchi nella capitale francese del 2015, Salah Abdeslam.

L'Occitania, la regione meridionale francese che confina con i Pirenei, è considerata terreno fertile per jihadisti di casa nostra.

Da Lunel era partito per la Siria nel 2014 un altro franco-marocchino, Abdelilah Himich, che aveva combattuto in Afghanistan con la Legione straniera. A Raqqa, l'ex capitale del Califfato, ha assunto il nome di battaglia di Abu Souleymane al-Faransi. L'intelligence americana è convinta che sia stato lui lo stratega degli attacchi del terrore nel cuore dell'Europa a Parigi e Bruxelles.

A Carcassonne, la cittadina di neanche 50mila abitanti del terrorista di ieri, lo scorso anno sono stati scoperti un finanziatore dello Stato islamico e una coppia di jihadisti in operazioni diverse. Il finanziatore usava come copertura un ristorante di kebab. Assieme alla coppia sospetta è stata arrestata una terza persona a Perpignan vicino a Carcassonne. L'accusa è di «cospirazione criminale» e «preparazione di un atto terroristico». A Lunel, da dove è partito Himich, lo stratega del terrore, sono finiti in manette altri jihadisti compreso un estremista di 22 anni che voleva attaccare con coltelli e machete i turisti americani e inglesi assidui frequentatori della regione.

«Un imminente attacco» è stato sventato nel febbraio dello scorso anno a Montpellier, che fa sempre parte dell'Occitania. La città era nota fin dai tempi dell'invasione in Irak, come base jihadista di una rete che inviava volontari della guerra santa a combattere contro gli americani.

Nel 2017 una cellula di quattro estremisti islamici composta da cattivi maestri e una coppia giovanissima è stata smantellata in tempo. I ragazzini adepti del Califfato, Sara di 16 anni, addirittura minorenne e il suo ragazzo di 20 erano stati convinti a farsi saltare in aria in un' «area turistica di Parigi». Esplosivo e altro materiale per l'attentato è stato scoperto nell'appartamento dove vivevano a Montpellier.

Tolosa è il capoluogo della regione meridionale a rischio jihadista.

Proprio nel capoluogo e nella vicina Montauban si sono svolti i sanguinosi attacchi del marzo 2012 di Mohammed Merah, il primo segnale serio, dopo l'11 settembre, che i terroristi potevano spuntare in mezzo a noi, nel cuore dell'Europa.

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