Il Cavaliere esclude legami: "Mai conosciuto Imane"

Guzzanti: "Conclusioni affrettate sulla sua morte". La pista della Sbai: "Frequentazioni con le diplomazie"

Il Cavaliere esclude legami: "Mai conosciuto Imane"

«Spiace sempre che muoia qualcuno di giovane. Non ho mai conosciuto questa persona, né le ho mai parlato. Le cose che ho letto delle sue dichiarazioni mi ha fatto sempre pensare che fossero tutte cose inventate e assurde».

Silvio Berlusconi, durante la missione elettorale in Basilicata viene interpellato in merito alla morte di Imane Fadil testimone al processo Ruby Ter. Un decesso avvolto nel mistero e rispetto al quale sono circolate notizie non confermate. Il direttore del Centro Antiveleni dell'Irccs Maugeri di Pavia, Carlo Locatelli, infatti, fa sapere che «con riferimento al sospetto avvelenamento» di Imane Fadil «e alle notizie stampa diffuse, è opportuno ricordare che il Centro Antiveleni dell'Irccs Maugeri Pavia non identifica radionuclidi e non effettua misure di radioattività». Una smentita alla ridda di voci circolate nella giornata di venerdì. L'unica certezza è che per uscire dalle nebbie bisognerà attendere l'autopsia e l'analisi dei tessuti che dovrebbero essere eseguite mercoledì o giovedì per accertare se sia stata l'esposizione a sostanze radioattive a causare la morte oppure se ci sia stata qualche patologia tumorale non rilevata.

In attesa di evidenze cliniche più certe sul presunto avvelenamento è il momento delle ipotesi investigative. «Caso Fadil, Berlusconi non c'entra. Le responsabilità vanno ricercate altrove, in una certa alta diplomazia con cui la ragazza uccisa aveva lavorato e che gli ha chiuso la bocca per paura denunciasse la verità» scrive su Twitter Souad Sbai, ex deputata del Pdl, giornalista e saggista italiana originaria del Marocco.

Chi ha seguito molto in passato da presidente della Commissione parlamentare Mitrokhin un caso da avvelenamento da polonio, quello dell'agente russo Aleksandr Litvinenko, è Paolo Guzzanti. «Prima di ogni commento bisogna aspettare l'esito ufficiale degli esami tossicologici. È una vicenda inquietante, su cui non si possono esprimere giudizi definitivi. Allo stato ci si può solo chiedere cui prodest, a chi giova questa situazione, uno scenario che potrebbe influire sull'immagine di Berlusconi, anche se non ce lo vedo proprio, nella maniera più assoluta, a ordinare una cosa del genere». «Non ho elementi sulla vicenda di Imane Fadil» continua Guzzanti, interpellato dall'AdnKronos. «L'autopsia chiarirà le cause del decesso, se fossero confermate le indiscrezioni per cui si è trattato di un avvelenamento da cobalto mi sembrerebbe strano che la sostanza sia già stata individuata. In questo senso è un giallo un po' sfacciato. Nel caso di Litvinenko fu utilizzato un isotopo radioattivo mai usato nella storia del crimine, ci volle molto tempo prima di accertarne la presenza. Qui sembra un caso opposto».

Altro protagonista di quella vicenda fu Mario Scaramella, ex consulente della Commissione Mitrokhin, che nel novembre 2006 incontrò a pranzo l'ex agente dei servizi russi Alexandr Litvinenko. Anche Scaramella fu ricoverato per sospetta contaminazione da polonio: «Un veleno è fatto per non essere individuato e questi sono veleni di Stato o della cosiddetta State-sponsored-Mafia. Difficile per gli inquirenti farsi un'idea in tempi brevi, credo in Italia non ci siano le competenze tecnico-militari necessarie, solo i pochi governi che possiedono arsenali nucleari o che gestiscono queste operazioni di intelligence hanno quel che serve, l'ideale sarebbe richiedere la collaborazione del Regno Unito.

Io stesso sono stato trattato come il primo caso di avvelenamento doloso da sostanze radioattive nel 2006, oggi ancora non ho accesso completo alle mie analisi perché la metodologia è classificata a livello molto alto».

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