In Cecenia guerrigliero, a Foggia imam «Se mi chiamano, devo spargere sangue»

Coinvolto nell'assalto alla Casa della stampa di Grozny del 2014 era pronto a colpire anche da noi. Contatti con il centro profughi

In Cecenia guerrigliero, a Foggia imam «Se mi chiamano, devo spargere sangue»

Stavolta il terrorista era in Italia ed era pronto a colpire anche nel nostro Paese. È stato solo grazie all'attività di intelligence svolta dalla Digos di Bari, con il supporto del Gico della Guardia di Finanza della stessa città, sotto il coordinamento della Dda, se Eli Bombataliev, 38enne ceceno, è arrestato lo scorso 5 luglio ed è ora sottoposto alla misura della custodia cautelare in carcere, su ordine del procuratore distrettuale della città pugliese.

Dall'attività investigativa è emerso il coinvolgimento di Bombataliev nell'assalto, avvenuto a Grozny nella notte tra il 3 e il 4 dicembre 2014, alla «casa della stampa», sede delle principali emittenti locali e a una scuola da parte di un commando composto da jihadisti aderenti alla formazione terroristica Emirato del Caucaso, in cui persero la vita 19 persone, tra le quali alcuni agenti. Inoltre, è emersa la militanza dell'indagato in gruppi combattenti in Siria nelle file e dell'Isis tra il 2014 e il 2015.

Il ceceno era arrivato nei territori del Daesh passando per la Turchia e si era attivato a più riprese per operazioni finanziarie finalizzate al sostegno dei consociati o, comunque, soggetti «collegati all'Isis». Aveva trovato supporto nell'associazione culturale Al Dawa di Foggia, al cui interno esercitava, da leader, un'attività di indottrinamento di nuovi adepti.

Le indagini sono partite studiando i profili di due internauti, i fratelli tunisini Kamel e Boubaker Sadaoui, che l'intelligence aveva individuato dai profili social. I due erano stati radicalizzati proprio dal ceceno. È stato grazie alla collaborazione internazionale con il Belgio se è stato possibile risalire al foreign fighter, soggetto che era da tempo anche all'attenzione dell'Aisi. Al provvedimento cautelare nei confronti dell'uomo, si sono aggiunte anche tre espulsioni. In modo particolare una donna di 49 anni, Marina Kachmazova, compagna del terrorista, cittadina russa e irregolare sul territorio nazionale, era stata istigata al martirio mediante il compimento di attacchi suicidi con esplosivo.

Con lei sono stati espulsi anche due fratelli albanesi, Orkid, di 26 anni e Lusien Mustaqi, di 23, in regola sul territorio nazionale. I tre sono stati fermati tra Potenza e Napoli.Gli investigatori, oltretutto, starebbero indagando anche sui possibili legami tra il ceceno e alcuni ospiti del Cara di Foggia, con i quali il trentottenne jihadista sarebbe venuto in contatto. La realtà del centro di accoglienza, che presenta una parte esterna totalmente abusiva e al cui interno si consumano prostituzione, spaccio e atti criminali, infatti, è già stata al centro di polemiche proprio per la presunta presenza nello stesso di sospetti simpatizzanti dell'Isis.

Alle fasi esecutive dell'operazione hanno partecipato anche le Digos di Napoli, Foggia e Potenza sotto il coordinamento della Direzione centrale della Polizia di prevenzione. «È giusto che il sangue si sparga - scriveva il terrorista - li schiacceremo sulla terra, lo abbiamo giurato sul Corano. Questi bastardi che credono di essere islamici vanno ammazzati».

Dalle carte delle intercettazioni si capiscono chiaramente le intenzioni dell'uomo. «Perché tutti ti credono già in Siria?», gli chiede la compagna. «Perché tutti i miei amici sono già lì», risponde il ceceno. E ancora: «Ammazzare per me non è la cosa peggiore, io personalmente non ho ancora ammazzato nessuno», dice lui. E lei: «Ma li ammazzi?». E Bombataliev: «Io non ho ammazzato nessuno perché non ho ancora avuto l'occasione».

Quindi, parla della sua possibile morte durante atti terroristici. «Se un domani mi devono chiamare per offrire me stesso lo devo fare per forza, dopodiché non ci sarò più, capisci cosa intendo?».

E ancora: «Tu lo sai quando mi indicheranno il giorno che devo fare, lo devo fare per forza. Se io ho preso questo cammino lo devo fare, quando mi convocheranno per andare io non starò a pensare tutte queste cose, perché il Corano ci impedisce di farci distrarre dai familiari e dall'umanità».

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