Centrodestra compatto Parisi correrà in Lazio Pirozzi pronto al blitz

L'alleanza lancia Mr. Chili ma il sindaco di Amatrice non molla: si candiderà col M5s?

Centrodestra compatto Parisi correrà in Lazio Pirozzi pronto al blitz

Vero. Come nel profilo wikipedia che impazza sul Web, el Stefano Parisi (Roma, '56) l'è on dirigent d'impresa e politegh italian, consijee comunal a Milan.

Scritte in lombard, grafia milanesa, presumibilmente all'epoca della candidatura a sindaco di Milano - traguardo mancato d'una incollatura - queste note biografiche un po' eccentriche dicono però assai poco della carriera e della competenza del candidato a governatore del Lazio scelto dal centrodestra all'unanimità nella riunione di ieri mattina ad Arcore. Come scritto dai leader in una nota, «il fondatore del Movimento energie per l'Italia offre la garanzia di una guida stabile e sicura, sganciata dai partiti». Soprattutto, sottolineava la leader di Fdi, Giorgia Meloni, Parisi è il candidato «in grado di andare oltre il perimetro di centrodestra». E, aggiungeva, «essendo nato a Roma, è più normale la candidatura nel Lazio di quella che c'è stata a Milano».

Dopo i giorni delle trattative serrate, che vedevano ancora stabili le quotazioni di Gasparri fino alla riunione decisiva, la sterzata arrivava con l'accettazione piena di Salvini a mollare il candidato frettolosamente buttato in campo, Sergio Pirozzi, e virare su Parisi. «Jolly» tirato fuori dal mazzo da La Russa e fatto subito proprio da Tajani (con l'imprimatur finale di Berlusconi ieri mattina). Ma se la difficile corsa nel Lazio trovava un buon candidato (quattro i seggi promessi a esponenti di Epi), non per questo il sindaco di Amatrice accettava di buon grado lo smacco. Ancora ieri pomeriggio rimandava a una diretta facebook di oggi (alle 15) l'annuncio delle proprie decisioni. «Non parlo». Intanto, se per il suo mentore Francesco Storace «tanto ostracismo verso Pirozzi non si capisce», e lo staff confermava che Parisi o no «la candidatura va avanti», ecco Pirozzi far trapelare anche l'intenzione di un clamoroso ribaltamento del tavolo, con «prove di dialogo» avviate con Roberta Lombardi, candidata dei Cinquestelle. Segnale di una trattativa spinosa che potrebbe persino finire con un salto di fronte capace comunque di terremotare gli equilibri in campo (finora i sondaggi danno saldamente in testa l'uscente piddino Zingaretti). Si parla di un possibile apparentamento di Pirozzi con M5S che, in cambio, gli concederebbe un assessorato alla Ricostruzione. Eppure Parisi non dispera di ricondurlo alla ragione.

Così, in attesa di assistere alla prossima mossa forse suicida della destra sovranista, assume maggior rilievo l'accettazione della candidatura da parte di Parisi che, su facebook spiegava come il suo voglia essere un «progetto di lungo respiro». Una «terza vita», e missione quasi impossibile, per il ragazzo nato socialista e vissuto a Roma per la maggior parte dei suoi anni: dall'ufficio studi della Cgil allo staff di De Michelis, al ministero del Lavoro (1984), a Palazzo Chigi (1988) e alla Farnesina (fino al '91). Funzionario di rango, anche dopo l'onda di Mani pulite riesce a farsi strada in virtù di una riconosciuta competenza: dal '92 al '97 passa da Palazzo Chigi, alla Rai, a segretario generale del Ministero Poste e Telecomunicazioni.

Ecco arrivare la seconda città della sua vita, Milano, chiamato dal sindaco

Albertini come city manager. Nuova carriera strepitosa, fino alla guida di Chili Tv (2012). La meglio società civile o politica politicante? Difficile nutrire dubbi, in milanese o romanesco che si voglia divertirsi a parlare.

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