C'è quel giornale della borghesia milanese che così come dato di fatto attribuisce a Matteo Salvini, l'aggettivo di incendiario. Non c'è politico del centrodestra che possa permettersi di parlare del disagio delle periferie. Se lo fanno provocano, incendiano. Se una ragazza rom schiaffeggia una consigliere comunale di Bologna, quest'ultima se l'è cercata. E per un solo istante le ugole delle prefiche del femminismo si paralizzano. Sono i poliziotti, e le loro tenute antisommossa, a gettare benzina sul fuoco quando sgomberano alcuni stabili occupati a Milano. E non gli occupanti, abusivi da anni. E, detto sottovoce, anche il prefetto della medesima città, sembra pensarla così. Quando rassicura: nessun blitz. Come se fare rispettare la legge e l'ordine fosse questione opinabile. Ma chi provoca davvero? Quei comunisti che violentano la sede del Pd di Milano, furibondi per la posizione pro legalità del maggiore partito di sinistra? Quei galantuomini che lanciano una bomba carta e devastano gli uffici delle case popolari sempre a Milano?
Vogliamo alzare il tiro. È secondo voi accettabile il ragionamento della nuova star dell'antipolitica militante, Maurizio Landini, numero uno della Fiom, che alla piazza urla: «Abbiamo detto al governo che se vuole la fiducia del Paese, non quella del Parlamento, deve cambiare le politiche economiche e sociali». Lo sa il líder maximo sindacale che la differenza tra una democrazia e Cuba è proprio che i governi rispondono ai Parlamenti liberamente eletti e non alle urla della piazza come evidentemente vorrebbe lui? Deve stare attento Landini a dire ogni istante «questa volta non scherziamo» oppure incitare «all'occupazione delle fabbriche». Perché qualcuno lo potrebbe prendere sul serio. E forse questi moralisti delle provocazioni altrui potrebbero riflettere un istante prima di rilasciare un'intervista in cui, riguardo alle minacce ricevute dal responsabile economico del Pd, Taddei, chiosano: «Condanno qualsiasi forma di violenza... Ma non accetto lezioni da chi per primo questa democrazia non la rispetta, rifiutando il confronto e non lasciando spazio al conflitto di esprimersi».
Landini se vuole avere la coscienza pulita per contestare le presunte provocazioni della destra, rinneghi queste frasi pericolose a commento della scorta appena concessa a un uomo pacifico e dialogante come Filippo Taddei.E allora davvero potremmo iniziare a ragionare su chi provoca chi.
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