"Comando io...", "No, tu no". Ancora scintille Salvini-M5s

Giallo su una frase attribuita al leghista che smentisce Grillini irritati, anche Casaleggio corregge il vicepremier

"Comando io...", "No, tu no". Ancora scintille Salvini-M5s

È il giorno del «comando io, no tu no». Una querelle fondata su una frase, un imperativo attribuito a Matteo Salvini da Repubblica che innesca la consueta dialettica muscolare. Dialettica pronta poi a risolversi in un forzato abbraccio.

La prima scintilla, in risposta al titolo di apertura del quotidiano di Largo Fochetti, viene accesa dai Cinquestelle. «Oggi Repubblica attribuisce a Salvini una frase che potremmo sintetizzare in: Qui o comando io o faccio cadere il governo. Se fosse vera sarebbe gravissima. Ci auguriamo smentisca, anche perché di uomini soli al comando come Renzi e Berlusconi ne abbiamo già avuti. Se c'è qualcuno che comanda per noi sono gli italiani» si legge in una nota.

La risposta di Salvini mira a sedare gli animi bellicosi degli alleati. «Non è il mio modo di ragionare: qui comando io non esiste» dice il vicepremier. «Comandano gli italiani, comanda il contratto di governo, comanda la parola data. Non commento fantasiosi articoli di giornali. Io non ho tempo per certe polemiche. Se io dovessi alzarmi la mattina smentendo titoli inventati di questo o quel giornale passerei la giornata a fare questo. Invece faccio il ministro, mi occupo di mafie, di usura, di immigrazione». Il vicepremier prevede anche una lunga vita per l'esecutivo: «Escludo assolutamente una crisi di governo, prima, durante o dopo le europee».

Chi trova una formula per mettere d'accordo tutti è Davide Casaleggio che all'Adnkronos, dice: «Comandano gli italiani», uscendo così dalla trappola del tormentone di giornata. E poi aggiunge: «Credo che mio padre sarebbe stato contento di vedere il Movimento impegnato a realizzare gli obiettivi che si è dato molti anni fa. Aveva previsto che sarebbe stata una lunga marcia», dice in vista dell'appuntamento di Sum, il convegno cel 6 aprile ad Ivrea in ricordo del padre Gianroberto.

Se sull'«andiamo a comandare» la maggioranza faticosamente ritrova la sintonia, è il tema «famiglia» ad accendere il derby. Dopo il weekend di fuoco del Congresso di Verona, Luigi Di Maio prova a sfidare gli alleati e a lanciare alcune «misure concrete» come una riforma dell'Irpef con il coefficiente familiare; più incentivi per chi ha necessità di una baby sitter e per l'acquisto di pannolini, con sconti del 50%; agevolazioni sulle rette degli asili nido, fino ad arrivare a un dimezzamento (per il primo, il secondo e il terzo figlio) in quelle Regioni dove il costo è più alto. «Sono misure che possiamo portare a casa già nel 2019 e con la prossima Finanziaria». Misure che «in qualità di ministro del Lavoro e delle Politiche sociali intendo inserire nel Def».

Ovvero in quello che in realtà sarebbe un documento programmatico e di previsione dell'andamento dell'economia italiana e non certo il veicolo normativo per una proposta di questo tipo. Ma certe sottigliezze in campagna elettorale, si sa, vengono meno.

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