La commedia Bonino. Inscena la rissa col Pd per farsi pubblicità

Fallito pure il tentativo di Fassino di ricucire. I radicali sempre pronti alla corsa solitaria

La commedia Bonino. Inscena la rissa col Pd per farsi pubblicità

In casa Pd i pontieri sono freneticamente al lavoro per recuperare Emma Bonino all'alleanza. Piero Fassino, che ieri ha cercato a lungo un contatto con i Radicali, asserragliati in trincea, è riuscito solo a strappare una tiepida mezza promessa: nella conferenza stampa indetta per oggi, la leader radicale «non chiuderà» definitivamente le porte.

«Ci limiteremo a fare il punto della situazione», spiegano gli ex pannelliani, ma confidano: «Ormai le possibilità di recupero sono minime, allo stato possiamo solo andare alle elezioni per conto nostro». Un colpo durissimo per il Pd, che contava su un'intesa elettorale che, secondo i calcoli più ottimisti avrebbe potuto portare «tra i 2 e i 3 punti percentuali in più» alla coalizione di centrosinistra. E che sa di pagare, in parte, una gestione pasticciata delle regole previste dal Rosatellum per la presentazione delle liste. È lo stesso Fassino ad ammetterlo: «La legge elettorale ha un'evidente contraddizione: prescrive le stesse norme di raccolta firme sia a chi va da solo che a chi si presenta in coalizione». Il problema avrebbe potuto essere aggirato da una circolare interpretativa del ministero dell'Interno, e il Pd ha provato ad ottenerla, ma il Viminale ha fatto muro per timore di ricorsi. Il Pd ha controproposto un patto tra gentiluomini a Bonino e compagni: raccogliete le firme sui vostri candidati, garantendovi la possibilità di andare da soli. Ma con l'impegno che, se poi si fa l'alleanza e si concordano candidati comuni per i collegi uninominali, a raccogliere le nuove firme ci pensiamo noi.

La disponibilità Dem a superare le difficoltà, insomma, c'è tutta. Ma nel Pd inizia a circolare un sospetto non del tutto illogico: e se in realtà Emma Bonino avesse deciso fin dall'inizio di andare al voto da sola, alimentando la diatriba con il Pd a scopo pubblicitario? Tra i Radicali c'è chi fa capire che l'ipotesi non è lontana dal vero: «Emma viene dalla scuola di Pannella, che sapeva giocare benissimo su più tavoli per massimizzare i risultati», sorridono. Ma andare da soli, dovendo oltretutto raccogliere migliaia di firme, non sarebbe un suicidio? «Macché - rispondono i boninani - avremo la fila di quelli pronti a darci una mano, pur di danneggiare Renzi». E con la visibilità ottenuta in questi giorni, «fare il 3% non è impossibile». Non è sfuggita la singolare offerta di Andrea Orlando, capo della minoranza anti-renziana del Pd, disposto ad aiutarli a presentarsi «anche se non si alleeranno con noi». E dalle parti di Mdp sono già pronti a mettere a disposizione autenticatori e militanti per garantire la presentazione autonoma di una lista che potrebbe dare un duro colpo al Pd renziano, sottraendogli voti preziosi nei collegi e sul proporzionale. Del resto, Bonino ha mantenuto buoni rapporti, negli anni, con D'Alema («Non vedo come Emma possa fare un'alleanza con Renzi, hanno idee diametralmente opposte sull'Europa», ha detto pochi giorni fa) e Bersani. Mentre con il leader del Pd non li ha mai avuti, e certo non gli ha perdonato lo sgarro di non averla confermata alla Farnesina, nel 2014.

Ieri poi, ad alimentare ulteriormente il sospetto di trappolone, è uscita su Repubblica la notizia di un recente pranzo tra Bonino, Giuliano Amato, Fabrizio

Saccomanni ed Enrico Letta. Il quale ha dato all'amica Emma un messaggio chiaro: «Pensaci bene, legarsi a Renzi non è la scelta giusta. Dopo il voto si aprirà un quadro nuovo, meglio andare da soli». Messaggio ricevuto, a quanto pare.

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