Caccia alle impronte digitali e alle tracce biologiche. Il conto alla rovescia per mettere le mani sul killer, che tre giorni fa ha barbaramente ucciso il gioielliere romano Giancarlo Nocchia all'interno del suo negozio a Prati, puntano su queste.
I carabinieri del Reparto operativo del Comando provinciale di Roma hanno compiuto ieri altri sopralluoghi nella gioielleria di via dei Gracchi, nella speranza di trovare nuovi dettagli utili per arrivare all'assassino, che è stato ripreso dalle telecamere interne e da quelle della zona. Ma non è stato ancora possibile tracciare un suo identikit. Si sa solo con certezza che indossava una parrucca scura non vistosa e un paio d'occhiali.
Risultati importanti sono arrivati invece dall'autopsia eseguita dal professor Antonio Oliva del policlinico Gemelli. Gli esami del medico legale hanno accertato che la vittima ha tentato di difendersi durante la rapina, ingaggiando una colluttazione con il bandito, che lo ha ferito con un coltello, lo stesso probabilmente usato per intimidirlo.
Il cadavere, infatti, presentava ferite d'arma da taglio su una gamba e sulle braccia. Ma l'arma al momento non è stata trovata. Nocchia, quindi, avrebbe lottato come un leone fino a quando il malvivente lo ha sopraffatto con un colpo al volto, provocandogli una ferita profonda, dalla quale avrebbe perso molto sangue.
Gli investigatori stanno scavando anche nel sito internet dell'orafo, per accertare se ci siano stati accessi frequenti da parte di qualcuno che poteva avere interesse a conoscere l'entità e il valore dei suoi gioielli. Parecchi ne avrebbe portati via il balordo, tra cui anelli e bracciali, creazioni personali del «maestro del bulino», strumento indispensabile per artigiani del suo livello. Proprio in una scatola, che custodiva ancora all'interno un gioiello ed è stata persa dal killer nella fuga, potrebbero esserci le sue impronte. I militari sono ottimisti e il generale Angelo Agovino, comandante della legione carabinieri del Lazio, considera «decisive» le ultime fasi di indagine.
Intanto ieri il prefetto di Roma, Franco Gabrielli, ha convocato una seduta del Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica per esaminare, dopo questo ennesimo fatto di sangue, il livello di sicurezza dei commercianti della Capitale. Lo aveva chiesto due giorni fa anche Claudio Pica, cognato della vittima, e vicepresidente Fiepet Confesercenti Roma.
«Non si può essere massacrati per una rapina - aveva detto - la città per i commercianti sta diventando sempre più insicura e violenta. Non è possibile che portare avanti quotidianamente un'attività, diventi come andare in guerra».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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