La Commissione adesso c'è ma le risse non sono finite

Segre: sono delusa dall'astensione sull'antisemitismo Mattarella e Vaticano: servono dialogo e condivisione

La Commissione adesso c'è ma le risse non sono finite

Non vuole buttarla in politica. «Sono arrivata in Senato per caso, a 88 anni, e ragiono in termini etici e morali». Non vuole nemmeno fare polemica con il centrodestra per l'astensione, e neanche addentrarsi nella giungla dei distinguo e dei pericoli di censura che ha spaccato il Senato. «La commissione sarà composta da tutti i partiti e si potrà discutere di volta in volta sui contenuti. La cosa importante è che si cerchi di prevenire l'odio, visto che è dappertutto». Però una cosa Liliana Segre la vuole dire, che c'è rimasta male. «Sono delusa e amareggiata - racconta a Radio Rai -. Ho apprezzato gli applausi di chi non ha appoggiato la mozione, ma stata un'occasione persa. Pensavo che una commissione contro l'odio, che io ho scritto sul braccio, dovesse essere accettata da tutti. Sembrava un discorso banale, invece...».

Invece, tra la denuncia dell'intolleranza e il rischio bavaglio, la questione si è inevitabilmente politicizzata. E il giorno dopo la bufera è pure in aumento, mentre per almeno 48 ore gli scontri tra i giallorossi sulla manovra passano in secondo piano. Centrosinistra contro centrodestra, toni alti, persino le carte bollate. Il gruppo di Fratelli d'Italia vuole querelare il Pd Andrea Romano «e chiunque insista nel dire che da parte nostra vi siano atteggiamenti razzisti o antisemiti, tipici al contrario della sinistra radicale». I Cinque stelle parlano di «astensione vergognosa». Il dem Emanuele Fiano di «offesa alla coscienza del Paese». Nicola Zingaretti attacca «il centrodestra a trazione Salvini». Vincenzo Spadafora, ministro grillino allo Sport, va più in là. «Combatteremo questa battaglia con maggiore convinzione - scrive su Facebook - affinché la violenza palesemente difesa da chi ha deciso di astenersi non prevalga».

E così la polemica monta e arriva a livello istituzionale. Come la Segre, anche il cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato Vaticano, invita a «uscire dalle strumentalizzazioni». Però, sul punto, si dice «preoccupato». Spiega: «Su alcuni argomenti, sui valori fondamentali, dovremmo essere uniti, ci sono cose sulle quali bisogna convergere». Ancora più netta la posizione di Ruth Dureghello, presidente della Comunità ebraica di Roma: «La nascita di una commissione è un grande risultato per l'Italia, finalmente si prendono decisioni importanti. Sconcerta un po' l'astensione di alcune forze politiche, una scelta sbagliata e pericolosa. Occorre unità, non si può lasciare spazio ad alcuna ambiguità, cavilli giuridici, insinuazioni». Giorgia Meloni, leader di Fdi, prova a smorzare i toni e dà ragione al rabbino Riccardo Pacifici che chiede modifiche alla mozione Segre che permettano a tutte le forze politiche di votarla.

E sul tema, nella sua maniera felpata, interviene pure Sergio Mattarella. «Non bisogna mai abbassare la guardia - dice il capo dello Stato - e non si devono sottovalutare i tentativi che negano o vogliono riscrivere la storia contro l'evidenza allo scopo di alimentare egoismi, interessi personali, discriminazioni e odio».

Il presidente parla durante la consegna delle insegne dell'Ordine militare d'Italia, in vista del giorno dell'unità nazionale e delle forze armate. Non pronuncia le parole commissione o Segre, ma è chiaro a che cosa alluda. «L'antidoto a queste immani tragedie è soltanto nella memoria, nel dialogo, nel rispetto, nell'inclusione e nella comprensione reciproca».

Mattarella conclude ricordando «gli orrendi episodi accaduti settantacinque anni or sono lungo quasi tutta la penisola», come «i crudeli eccidi perpetrati dalle truppe e milizie nazifasciste» e «le aberranti vicende ad opera di alcuni reparti delle forze

Alleate che come talvolta accade in guerra, avevano smarrito ogni senso di umanità». Roberto Fico, presidente della Camera, è d'accordo. «Questo tema dovrebbe accomunare tutti, non dovrebbero esserci distinzioni di parte».

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