Senza tagliare le tasse non si potrà «trasformare la ripresa in una crescita reale, duratura e robusta». Il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli, presentando la Nota sulle economie territoriali, ha ribadito ieri quale sarà la piattaforma delle richieste di commercianti, artigiani e pmi in occasione della prossima legge di Bilancio. L'enfasi ottimistica del governo sugli ultimi dati di macroeconomica non sembra, infatti, particolarmente fondata. «Tutti dicono che possiamo crescere oltre l'1,5% ma si tratta di distinguere le speranze dalle previsioni», ha precisato Mariano Bella, direttore dell'Ufficio studi di Confcommercio, sottolineando che «i consumi oscillano, la produzione industriale va bene, ma alcuni beni di investimento sono in rallentamento: un +1,5% di Pil nel 2017 si vede con difficoltà».
Le perplessità della confederazione sono ben esplicitate nel rapporto che sostanzia come l'Italia continui a soffrire degli effetti della crisi. I livelli occupazionali raggiunti prima del 2008 sono ben lungi dall'essere recuperati quest'anno visto che la recessione ha falciato oltre 1,7 milioni di posti di lavoro tra 2007 e 2013. In particolare, il Mezzogiorno è tornato ai valori della metà degli anni '90; in Sicilia e Calabria neppure a quelli. Il Sud ha pagato il prezzo più alto in termini di perdita di ricchezza: il Pil pro capite del 2017 dovrebbe risultare pari al 53% di quello del Nord-Ovest, valore ancora inferiore a quello del 1995 (54,5%). Il rapporto tra il Pil pro capite dell'area peggiore (Calabria) e quello della migliore (Trentino Alto Adige) quest'anno si attesterà al 43,7%, contro il 48,4% del 2007.
A fronte della debolezza dei consumi si riscontra un incremento della povertà assoluta: il Mezzogiorno continua a detenere il record (8,5% delle famiglie ed il 9,8% degli individui, ma l'incremento più sensibile si è registrato al Nord. Tra il 2007 ed il 2016 le famiglie assolutamente povere del Settentrione sono aumentate di oltre l'80% e gli individui del 166. Si tratta di un effetto della moria di aziende: tra il 2009 e giugno 2017 il Nord ha perso oltre 79mila aziende, il 60% delle 132.970 scomparse nel periodo nel nostro Paese.
Ecco perché Sangalli ha invocato nuovamente la riduzione del carico fiscale. «Non è questo il momento delle formule - ha aggiunto - ma della tempestività, della certezza: si scelga la riduzione del cuneo fiscale o la riduzione delle aliquote Irpef, l'importante è che si decida prontamente». Per tornare a una crescita robusta e duratura del 2-2,5% «abbiamo bisogno di tutte le parti del Paese, anche del Mezzogiorno», ha evidenziato Bella ricordando che i tassi di sviluppo del Meridione sono circa un quarto della media nazionale e un sesto rispetto a quelli dell'area più dinamica, il Nord-Est.
Insomma, ha concluso Sangalli, serve un'azione che smuova una crescita che resta lenta e parziale.
«Lenta perché nessuna Regione è tornata ai livelli pre-crisi e perché cresciamo meno rispetto agli altri Paesi d'Europa; parziale perché le distanze tra Nord e Sud si sono acuite», ha rimarcato. Il presidente di Confcommercio, però, non ha posto nessun diktat in attesa delle proposte del governo nel prossimo confronto tra l'esecutivo e Rete Imprese Italia.
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