Continuano i summit - l'ultimo ieri tra Gentiloni, la Merkel e Macron, che regolarmente si concludono con impegni e promesse da parte dei partner europei - ma di fatto l'Italia è sempre più sola nell'accoglienza dei migranti soccorsi nel Mediterraneo.
Anche il vertice di due giorni fa a Varsavia si è concluso con il riconoscimento da parte di Frontex delle difficoltà che il nostro Paese affronta quotidianamente nella gestione dell'emergenza immigrazione e con la disponibilità di rivedere il piano operativo della missione Triton, ma nulla di più sul fronte dell'apertura di nuovi porti in altri paesi europei, che in fondo era il vero obiettivo del nostro governo. Anzi, ieri il direttore esecutivo di Frontex, Fabrice Leggeri, ha ribadito davanti all'Europarlamento il no degli altri Stati a consentire gli sbarchi nei loro approdi: «Non ho registrato alcuna disponibilità in questo senso». I migranti ce li teniamo tutti, insomma, dal primo all'ultimo degli 85.217 sbarcati dall'inizio dell'anno, gli ultimi 1.100 salvati proprio ieri davanti alle coste della Libia in diverse operazioni coordinate dalla guardia costiera. Nulla di nuovo rispetto a quanto ottenuto in occasione del recente Consiglio dei ministri degli Interni Ue di Tallin, in fin dei conti.
Triton verrà rivisto, verranno stabilite regole diverse e un nuovo piano operativo che dovrebbe prevedere proprio la possibilità di utilizzare i porti di altri paesi Ue in caso di flussi massicci di disperati, ma questo piano dovrà essere approvato all'unanimità da tutti gli Stati membri. L'esito, dunque, è scontato, visto che ancora una volta ieri il presidente Emmanuel Macron, a Triste per un vertice a tre, pur mostrandosi solidale con l'Italia e riconoscendo che «non sempre la Francia ha fatto la sua parte», ha ripetuto che non accoglierà i migranti economici. «Su questo non cederò allo spirito di confusione imperante», ha detto Macron. L'Italia ha incassato come sempre molti riconoscimenti, ma poche aperture sulla gestione concreta dell'emergenza. La cancelliera tedesca Angela Merkel ha detto che il nostro Paese ha fatto cose eccezionali e ha esortato la Ue ad «affrontare le questioni insieme». Ma il premier Paolo Gentiloni avrebbe voluto di più e durante la conferenza stampa finale non ha nascosto di essere insoddisfatto dei risultati ottenuti sul problema migratorio: «L'impegno non può essere internazionale nel soccorso e italiano nell'accoglienza».
L'Italia continua dunque a ricevere solo porte in faccia e poca disponibilità da parte degli altri paesi nel dividere il peso dell'accoglienza. Il direttore di Frontex ha spiegato che lo sbarco dei migranti in altri porti del Mediterraneo «è una questione complessa per tutta una serie di motivi, politici prima di tutto» e che non spetta all'agenzia europea risolvere le questioni di questo tipo.
Che questa emergenza abbia risvolti sempre più politici lo ha dimostrato l'intervento di ieri a Bruxelles di Luigi Di Maio. Il vicepresidente della Camera ha minacciato una «mozione di sfiducia per alto tradimento» al governo, colpevole di avere accettato, nel novembre 2014, che la missione Triton sbarcasse tutti i migranti recuperati sulle nostre coste. «Il direttore di Frontex mi ha confermato che l'Italia ha accettato gli sbarchi esclusivamente nei propri porti. Renzi ci ha venduti come nazione per 80 euro: ha autorizzato l'uso esclusivo degli approdi italiani per i migranti in cambio di flessibilità europea per dare i suoi bonus e vincere le europee», ha detto Di Maio assumendosi la responsabilità di dire che «Triton è legata alla maggiore flessibilità concessa al governo». Il suo post sull'argomento è stato rilanciato dal blog di Grillo.
Il nuovo piano operativo di Triton, migliorato ed adattato alle nuove esigenze, arriverà entro
settembre, poi dovrà essere accettato dagli altri membri Ue. Il gruppo di lavoro, intanto, valuterà l'impatto del nuovo codice di condotta delle Ong, che però hanno già manifestato la loro opposizione: «Mette a rischio vite».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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