Anche la Confindustria romana, a parole, boccia i gialloverdi. Chiamo il presidente di viale Astronomia, Vincenzo Boccia, che risponde in modo soft alle precise osservazioni di Nicola Porro pronto a mettere a nudo, sul Giornale del 11 agisto, la spaccatura Nord-Sud della confederazione sul Decreto «Dignità». A giudizio del numero uno campano, gli imprenditori restano compatti. E, come prova a suo discarico, cita l'audizione confindustriale sul decretino in Parlamento che, senza eccezioni, è stata piuttosto critica sul decretino: insomma e non poteva essere diversamente a parere di Boccia non si sta respirando aria di secessione tra gli imprenditori del Nord: «A partire dall'audizione, i responsabili delle associazioni delle regioni settentrionali hanno tutti condiviso la nostra linea e i presidenti di Treviso e di Padova hanno pure criticato la posizione leghista». Se, nei mesi scorsi, la Confindustria aveva dato molto credito al governo Conte, oggi la sua posizione sta cambiando anche perché il barometro economico continua a peggiorare: è solo colpa di «mamma li turchi»? E il Ferragosto 2018, a parere degli imprenditori, rischia di essere il più incerto degli ultimi anni. Conferma, infatti, il nostro interlocutore al telefono: «L'estate è caratterizzata da un clima d'incertezza dovuto al rallentamento della crescita e alle misure varate dal governo, a cominciare, appunto, dal decreto Dignità a cui sono state apportate poche ed insignificanti modifiche». Ma ci sono anche altri due problemi che rendono ricco di incognite il prossimo rientro in fabbrica. Problemi che sono stati creati, in particolare, dai grillini: «Le discussioni in atto sulle grandi infrastrutture utili al Paese, come Tav e Tap, e il rinvio di ogni decisione sul futuro dell'Ilva non aiutano certo a definire un orizzonte chiaro e una sicura direzione di marcia». Nonostante le nubi all'orizzonte, ci sono, però, anche punti positivi. E, in tal senso, Confindustria lancia, dalle colonne del Giornale, un avvertimento all'esecutivo: «La prossima legge di bilancio dovrà tener conto dei vincoli Ue che ci condizionano su deficit e debito evitando di allarmare i mercati soprattutto alla vigilia del calo dei benefici del Quantitative Easing della Bce di Draghi». Ergo, come dice Boccia, non ci sono alternative: «Bisogna passare dagli argomenti da campagna elettorale alla soluzione concreta dei problemi lasciando alle spalle le visioni ideologiche e concentrandoci sugli obiettivi, a cominciare dalla creazione di nuovi posti di lavoro, soprattutto per i giovani, con l'azzeramento degli oneri fiscali per le assunzioni a tempo indeterminato». Soltanto dopo avere avviato la crescita (se ci sarà), si potranno realizzare, uno alla volta, tutti i punti del contratto di governo.
Senza, ovviamente, mai perdere di vista l'Europa che, conclude il principale inquilino di viale dell'Astronomia lanciando un avvertimento al ministro Savona, «deve restare la nostra casa comune, nonostante l'ampia ristrutturazione di cui ha bisogno». Morale della favola: sembra proprio che il messaggio del Giornale sia stato recepito nelle alte sfere confindustriali.
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