I rregolarità gestionali. Violazioni dei divieti di assunzione. Consulenze facili. Obblighi di trasparenza aggirati. Un «fenomeno grave» e una «piaga per la finanza regionale» che nemmeno scandali e cicliche ondate di indignazione riescono a curare. Il buco nero delle partecipate siciliane continua a inghiottire risorse. E nel carrozzone che si alimenta con soldi pubblici ma è sempre a secco, spesso il fine del bene comune sbiadisce negli intrecci tra affari e poltrone. Il quadro dipinto dalla procura della Corte dei Conti all'inaugurazione dell'anno giudiziario offre una bocciatura senza appello alla rete di società controllate della Regione Sicilia. Ma anche alla classe politica, ai gruppi del parlamentino a cui «manca il senso del non sono soldi miei, manca il senso dello Stato», e pure alla sanità, tra errori professionali e finanziari. L'appalto dell'ospedale di Agrigento, per esempio, è costato 12 milioni di danni.
Ma è l'economia regionale la bestia nera. Nel solo 2016 la magistratura contabile ha aperto 13 istruttorie e scoperchiato un calderone da cui sono emerse «irregolarità» dovute a «risorse pubbliche impiegate per il reclutamento di personale in violazione dei divieti di assunzione e di ogni obbligo di evidenza pubblica». Dentro la giungla delle controllate non c'è solo l'ultimo caso riportato dal Giornale di Riscossione Sicilia, l'ente nato per incassare tasse ma che negli ultimi dieci anni non ne ha riscosse per 52 miliardi di euro. A proposito, perdeva 14 milioni nel 2014, ultimo bilancio pubblicato, ma con la finanziaria presentata all'Ars il governo Crocetta è pronto a iniettarci altri 42,5 milioni, oltre ai 29 già previsti per il prossimo anno. Settanta in due anni per una società che nel 2015 è stata capace di recuperare 480 milioni su 5 miliardi di tributi da riscuotere. Cifre su cui si litiga in questi giorni in commissione Bilancio. Il presidente Vincenzo Vinciullo avverte: «Manca la relazione tecnica che giustifica l'impiego di questi 42 milioni e degli altri 29. Non approveremo poste che non siano motivate e dettagliate. A che servono tutte queste somme?».
Non c'è solo Riscossione, appunto. L'occhio della procura è caduto su Sicilia Immobiliare Spa, la partecipata creata nel 2006 per «valorizzare» il patrimonio pubblico della Regione. È già avviata alla liquidazione ma continua a macinare denaro dei contribuenti attraverso consulenze «che superano fino a 12 volte l'importo delle retribuzioni dei dipendenti», ha denunciato il procuratore regionale Giuseppe Aloisio. Si tratta soprattutto di legali esterni ingaggiati per l'assistenza in contenziosi accesi in gran parte contro la stessa controllante, la Regione siciliana. Un circolo vizioso di sprechi, quello dei contenziosi «instaurati dai terzi nei confronti delle società» e dei costi «per consulenze e incarichi conferiti dagli amministratori». «Convocheremo i vertici, chiederemo spiegazioni di queste consulenze e in caso invieremo gli atti in Procura», assicura Vinciullo.
Intanto il virus della malagestione infetta anche la sanità.
Qui le istruttorie aperte sono 51 e contengono «errori sanitari da non imputare solo al personale medico ma anche all'organizzazione delle aziende sanitarie». I problemi riguardano la fornitura di beni e servizi. Come l'appalto per la costruzione dell'ospedale di Agrigento, «realizzato con cemento depotenziato: il danno è di 12 milioni di euro».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.