Conte, applausi e primi fischi. Nuovo rinvio sul commissario

Anche qualche contestazione per il premier che fa ancora promesse. Ma la ricostruzione è un punto di domanda

Conte, applausi e primi fischi. Nuovo rinvio sul commissario

Affranta, Genova ascolta ancora. Con le lacrime agli occhi, in una piazza De Ferrari gremita, la voce rotta di Tullio Solenghi dona a ognuna delle 43 vittime innocenti un ricordo, un particolare. Piange, Genova, e attende. A un mese dal crollo di un ponte che ha testimoniato l'afflosciarsi di un Paese intero. Nello strazio della memoria che non trova giustificazioni, il grido di chi attende giustizia, o solo il conforto della ripartenza, nasce già morto in gola. «Tutto è come sempre».

Il fate presto!, come fu per il disastroso terremoto irpino, è nell'aria e viene raccolto dall'azzurra Gelmini. Il governo del «cambiamento», a conti fatti, non ha cambiato poi nulla, di usi e costumi del Belpaese. In una Camera che si ferma per il minuto di silenzio (come tanti altri luoghi pubblici, genovesi e non), con i grillini che sfoderano inetti fiorellini bianchi in segno di lutto - davanti alla sede di società Autostrade a Roma, inopinatamente, sparisce invece proprio ieri il fiocco nero -, il serpe del male racconta dei contrasti tra cinquestelle e leghisti che hanno finito per confezionare, in tempo per la commemorazione, una classica «scatola vuota» per l'emergenza di Genova. Non viene indicato il nome del commissario, non si sa chi costruirà e con quali soldi, né che tipo di progetto s'immagina per ricucire l'immane ferita che taglia in due la città e anche l'Italia. 39 articoli con la dicitura «salvo intese» che rende possibile numerosi cambi di scena e di scenario. «A noi interessa la tempistica, non chi costruisce il ponte», tagliavano corto alcuni parlamentari della Lega. Ma è chiaro che l'esecutivo s'è afflosciato man mano, in tutti questi trenta giorni, in una ridda di interessi divergenti e defatiganti, che ora alimentano il fiato dell'opposizione. Al punto che persino un messaggio di cordoglio del capo dello Stato, Sergio Mattarella, ne deve tener conto. «La città non attende auguri ma scelte concrete. In tempi rapidi, con assoluta trasparenza, con il massimo di competenza».

È una scia di delusione che non può lasciare adito a fraintendimenti. Il presidente dell'Europarlamento, Antonio Tajani, spiega che «il momento del dolore non può non farci vedere quello che sta accadendo e quello che non si sta facendo». «Il decreto è vuoto, senza nessuna delle risposte che i cittadini chiedono», sottolinea la capogruppo di Forza Italia al Senato, Annamaria Bernini. «Si sa solo che, contro le norme europee, viene esclusa la gara. E intanto crescono i disagi per Genova: una situazione imbarazzante», sintetizza l'azzurro Lucio Malan. «Hanno perso tempo e non hanno deciso nulla: è il peggior modo di servire la città», fa eco l'altra sponda, quella piddina, con il segretario Maurizio Martina. Di «ritardi incomprensibili» parlano i sindacati.

Non c'è nero su bianco su tanti dati essenziali, sopperiscono i verba volant del ministro Toninelli in tv, che promette un commissario entro dieci giorni, «un nome alto e tecnicamente capace», e il ponte nuovo entro novembre '19: «Faremo l'impossibile. Pagherà Autostrade, ma non metterà neanche un granello di sabbia». E poi più tardi, a metà del mesto pomeriggio di commemorazione, ecco arrivare a Genova pure il premier Conte, accolto da più di qualche fischio. Ribadisce la nomina del commissario «con pieni poteri», recita la sua parte.

Nega liti, vanta di «non aver ceduto al ricatto di offrire ad Autostrade la ricostruzione» e di offrire invece a Genova «un rilancio economico e sociale. Ho detto che non sarei venuto a mani vuote, ho portato dei fogli non bianchi, ma pieni di fatti, di misure concrete...».

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