Emmanuel Macron arriva a Bruxelles e nonostante la sconfitta elettorale conduce le danze, agendo come il pivot della grande trattativa, l'aspirante regista delle nomine e delle future maggioranze. Un attivismo che rende impietoso il confronto tra l'agenda del premier francese e quella del premier italiano.
È lo storico corrispondente di Radio Radicale da Bruxelles, David Carretta, a fare notare su Twitter la differente centralità politica dei due presidenti. «Il programma di oggi di Emmanuel Macron prima della cena Ue sulla nomina del presidente della Commissione: 1) Pranzo con i socialisti Sanchez e Costa e i liberali Michel e Rutte 2) Merenda con i leader del gruppo di Visegrad più Slovenia 3) Thè con Tusk 4) Aperitivo con Merkel. Il programma di oggi di Giuseppe Conte prima della cena Ue sulla nomina del presidente della Commissione 1)...».
I colloqui tra i leader dell'Unione si concentrano sulla nuova maggioranza che guiderà il Parlamento europeo appena eletto, in particolare sull'ipotesi di un accordo tra Ppe, S&D, Liberali e forse Verdi. Bisogna poi definire le priorità dell'agenda 2019-2024 partendo dal presupposto che - anche se l'onda lunga sovranista si è infranta su numeri inferiori alle attese - si apre comunque una stagione nuova in cui bisognerà definire priorità e perimetro di gioco.
Giuseppe Conte, in realtà, deve fare i conti con l'onda d'urto del risultato elettorale e della sconfitta dei Cinquestelle, con il ribaltamento di fatto della gerarchia di potere interna alla maggioranza gialloverde. Arrivando a Bruxelles prova a stemperare e dissimulare la tensione che si vive nell'esecutivo. «Abbiamo chance per fare recitare all'Italia il ruolo che merita, abbiamo interesse e tutta la determinazione per rivendicare la posizione che merita. Adesso non è il momento di dire quale commissario, come, eccetera. Ci sono tantissimi obiettivi strategici, rilanciare turismo, ricerca, il sistema della formazione, la riforma fiscale, l'economia circolare, dobbiamo assicurare la crescita economica».
Il premier italiano respinge la tesi di chi sostiene che ormai il suo sia un ruolo depotenziato e Matteo Salvini sia diventato con il suo 34 per cento il vero dominus della maggioranza. «Nemmeno a casa sanno per chi ho votato, mi sono tenuto lontano dalla campagna elettorale. Adesso dobbiamo lavorare, abbiamo tante cose da fare. Salvini ha sempre fatto parte del governo, perché mi dovrei sentire commissariato?» dice Conte. E a chi gli chiede se la flat tax adesso diventi condizione di sopravvivenza per l'esecutivo, il premier risponde giocando sulla difensiva. «Non abbiamo ancora iniziato a discutere di manovra e riforma fiscale, fatemi adesso riprendere le fila del dialogo con gli esponenti di maggioranza».
Il messaggio formale indirizzato dal vicepremier leghista è rassicurante. «Non ho condizioni da porre, Conte è il presidente del Consiglio, ci mancherebbe altro che provassi a commissariare qualcuno. Le uniche condizioni sono il rispetto del programma, che abbiamo firmato e che gli italiani si aspettano» dice Salvini.
«Conte ha la mia piena fiducia, non ho altre ambizioni salvo fare il mio lavoro e rispettare il programma». È chiaro però che sull'individuazione delle priorità si giocherà la delicata partita per la sopravvivenza di un governo non più gialloverde ma, decisamente «verdegiallo».
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