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"È un contratto, non un inciucio". E la Taverna scorda le offese al Pd

Enrico Lucci mette sotto scacco Paola Taverna che nella scorsa legislatura non ha risparmiato critiche e insulti al Pd, e oggi è in difficoltà nel difendere il dialogo tra M5S e Pd

"È un contratto, non un inciucio". E la Taverna scorda le offese al Pd

Enrico Lucci mette sotto scacco Paola Taverna. La vicepresidente del Senato, che nella scorsa legislatura non ha risparmiato critiche e insulti al Pd, oggi si è trovata in grossa difficoltà a difendere il dialogo che il Movimento Cinque Stelle ha interpreso con i democratici.

La Taverna, prima di entrare alla Camera per una riunione congiunta dei parlamentari grillini, è stata 'importunata' dalle incalzanti domande del conduttore di Nemo, la trasmissione in onda il venerdì sera su Raidue. "Ti ricordi quando gli dicevi 'Mortacci vostra'?", le ha chiesto Lucci. E ancora: "Adesso dimmi, quanto ti sono diventati simpatici?". "Non stiamo parlando di simpatia ma di un contratto di governo", risponde imbarazzata la Taverna che precisa: "Io no c'ho ripensato, era un momento differente, non chiederò scusa al Pd per quello che gli ho sempre detto perché lo pensavo, oggi è un altro momento e stiamo proponendo un contratto con il Pd non mi ci devo fidanzare". Eppure nel luglio 2015 aveva definito gli esponenti del Pd come "mafiosi" e "schifosi" e aveva aggiunto: "Siete delle merde, ve ne dovete andare, dovete morire" ,

"Voglio ricordare - aggiunge - che avevamo detto che con questa legge elettorale se non si raggiungeva una maggioranza avremmo parlato con le altre forze politiche per dare un governo per questo paese. Noi stiamo proponendo un contratto, non un accordo politico per le poltrone per dare delle risposte al paese". Ma l'ex Iena non ci sta e passa al contrattacco: "Che differenza c'è tra 'contratto' e 'incuicio', spiegalo a Enrico". "Non è semantica", replica la senatrice pentastellata. "Il contratto sono dei punti precisi sui ci si impegna per dare soluzioni al pese. Gli inciuci sono gli scambi di poltrone, noi proponiamo un contratto perché siamo disposti a trovare delle soluzioni insieme a quelle forze politiche che hanno voglia di lavorare insieme a noi per dare un governo al paese.

Ci sarà un contratto con dei punti precisi che servono per il bene del paese" ha aggiunto riferendosi ai malumori della base. E se il Pd chiedesse a Luigi Di Maio di rinunciare alla sua premiership? "Sarebbe una scaramuccia" si limita a dire.

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