Pier Francesco Borgia
Roma Rabbia e fermezza. Dolore e compassione. Sono gli assi cartesiani sotto i quali si muovono le reazioni dei nostri politici al dramma che ha coinvolto ieri nove famiglie italiane i cui cari sono stati massacrati dai terroristi islamici a Dacca. «Non arretreremo di fronte a questa ennesima follia» tuona il premier Renzi, che subito aggiunge: «Le nostre lacrime si uniscono a quelle delle famiglie dei nostri connazionali. È a loro che va il nostro pensiero». «Siamo tutti molto angosciati» ha dichiarato il presidente della Repubblica Sergio Mattarella prima di salire sull'aereo che l'ha riportato a Roma da Città del Messico. Il presidente ha interrotto il viaggio ufficiale per partecipare al lutto della nazione. Insieme con il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni, Renzi ha seguito per tutta la notte tra venerdì e ieri gli sviluppi della situazione in costante contatto con l'Unità di crisi della Farnesina. Lo stesso Gentiloni si è dichiarato pessimista circa un futuro migliore «senza l'aiuto del mondo islamico moderato». «Un'azione militare di certo non basterà - commenta il capo della nostra diplomazia -. Abbiamo bisogno di isolare il terrorismo fondamentalista dentro la realtà del mondo islamico». Il dolore per la perdita dei nostri connazionale è il comune denominatore di tutte le reazioni politiche. Ma sulle soluzioni, invece, si apre un baratro. «Renzi dice l'Italia piange e non arretra? - si chiede il leader del Carroccio Matteo Salvini - Ma le cose non stanno così. Continuando ad aiutare gli scafisti e a far sbarcare i clandestini, l'Italia finanzia il terrorismo islamico e piangerà ancora». Sul piede di guerra (e non è una metafora) si trovano anche la leader di Fratelli d'Italia e il leghista Roberto Calderoli. «I buonisti italiani possono continuare a negare l'evidenza - tuona la Meloni - ma la realtà è sotto gli occhi di tutti: il fondamentalismo islamico ci ha dichiarato guerra». «Prima di tutto una preghiera per le vittime - le fa eco Calderoli - ma adesso basta porgere l'altra guancia e restare a guardare». Posizione condivisa anche dal leader di Conservatori e riformisti. Raffaele Fitto si appella alla comunità internazionale: «Siamo in guerra. Il mondo si unisca per vincere il nemico codardo che attacca alle spalle». Chi non vuole arretrare dai nostri «valori di civiltà» è invece il vicesegretario del Pd Debora Serracchiani. «L'occidente ha in sé - spiega - gli anticorpi per reagire al virus della barbarie di quanti pensano, erroneamente, di minare le fondamenta della nostra democrazia con la barbarie». Con qualche piccola sfumatura questa è la posizione anche di chi, come Mara Carfagna (Forza Italia) sta all'opposizione. «Avanti nella lotta al terrorismo - spiega -. Paura e barbarie non vinceranno». «Distruggere questi terroristi - scrive su Twitter il ministro degli Interni Angelino Alfano - significa difendere la nostra libertà». Il rischio è che questi appelli finiscano nel nulla se non si cambia passo.
Questo è almeno l'opinione di Daniela Santanchè (Forza Italia) che ricorda come il cooperante Cesare Tavella è stato ucciso un anno fa sempre a Dacca. «La verità amara - dice - è che non siamo in grado di operare in un'ottica preventiva, né di valutare quali siano i territori a rischio attentati».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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