Chi comanda nella Lega? Domanda concreta, perché si tratta di capire chi ha voce in capitolo nello scegliere il candidato sindaco di Milano e quale sarà l'alleanza. Salvini o Maroni? Ncd no o Ncd sì? A rigore, tocca al segretario della Lega, Matteo Salvini, sedere ai tavoli che contano, a partire dal «bilaterale» con il leader di Forza Italia, Silvio Berlusconi. I due vanno ripetendo da tempo che si vedranno a breve e i rumors sul momento decisivo si rincorrono e si perdono a giorni alterni. Le ultime voci di un incontro domenica sera a Milano vengono confermate in serata da fonti parlamentari: un colloquio interlocutorio per costruire l'alleanza. Salvini ha tutto l'interesse a tenere aperto ogni scenario, inclusa la propria candidatura, fino all'ultimo momento. Ma a nessuno, meno che mai a Salvini, sfugge il protagonismo sempre maggiore del presidente della Regione, Roberto Maroni, interlocutore del governo sui temi economici e fiscali, che ieri ha incontrato il premier, Matteo Renzi. E poco prima aveva presieduto un tavolo a Palazzo Lombardia: all'ordine del giorno anche il caso Milano. Decisione non estemporanea, perché Maroni l'aveva già annunciata dal Garda dieci giorni fa, con il presidente della Regione Liguria, Giovanni Toti, durante un convegno organizzato dalla coordinatrice azzurra, Mariastella Gelmini. E anche se i leghisti giurano che ieri Maroni sia uscito appena i segretari della maggioranza hanno pronunciato la fatale parola Milano, è chiaro che l'ex ministro dell'Interno non ha intenzione di stare in seconda fila.
Lo ha dimostrato anche domenica scorsa, quando ha avuto il suo momento di celebrità religiosa. Luogo e circostanza fortemente simbolici: la Messa, in diretta tv su Raiuno, celebrata ad Assisi nella Basilica superiore di San Francesco dal cardinale Angelo Scola con i vescovi lombardi, alla presenza del cardinale Attilio Nicora, inviato del Papa. E poi il discorso tenuto da Maroni dalla loggia del convento: toni moderati, sia pur lontani dall'accoglienza ai profughi chiesta con grande insistenza dalla Chiesa. L'avvicinamento al mondo cattolico, però, è fatto di altri contenuti, come l'iniziativa a favore del reddito d'autonomia che ha guadagnato a Maroni, se non i favori, almeno la neutralità da parte della Caritas ambrosiana. Al Pirellone è in arrivo anche una mozione (che potrebbe trasformarsi in legge) per frenare l'ideologia gender nelle scuole lombarde, caldeggiata da Maroni insieme con Ncd e Forza Italia. Un profilo governativo e quasi centrista ben diverso dal modello Salvini.
Ad agitare il fronte interno alla Lega è anche la candidatura al congresso provinciale di Milano del calderoliano Davide Boni, ex assessore regionale. Prima dichiarazione: «Spero che Salvini sia il candidato sindaco di Milano». Già il fatto che per l'11 ottobre si parli di voto e congressi è fonte di agitazione per i vertici leghisti.
Tanto più che accanto al rinnovo degli incarichi a Milano e Varese, c'è movimento per le primarie del segretario della Lombardia. Al momento è il commissario Paolo Grimoldi, salviniano come Giancarlo Giorgetti, che gioca anche lui un ruolo importante. Così la battaglia è apertissima.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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