L'addio verrà ufficializzato oggi alle 15 a Palazzo Chigi, quando Vasco Errani sarà seduto a fianco di Paolo Gentiloni insieme al capo della Protezione civile Borrelli - che ha recentemente sostituito Curcio nella cabina di regia - e ai presidenti delle Regioni terremotate.
Lui, Errani, ci tiene a sottolineare che la sua scelta di lasciare alla scadenza del mandato (9 settembre) il ruolo di commissario straordinario era nota «già da tempo» al governo, per la precisione fin da maggio. Cosa che confermano anche i governatori delle regioni coinvolte, a conoscenza da mesi delle intenzioni di Errani, e che confermano a Palazzo Chigi, dove l'addio sarà del tutto amichevole.
Soprattutto, Errani ci tiene a precisare che «la politica non c'entra, e chi la evoca sbaglia». Ma la politica c'entra eccome, dicono i ben informati, e in particolare c'entra quella infinita saga che divide il Pd di Renzi dalla sinistra che odia Renzi. Secondo questa interpretazione, a convincere Errani a mollare il governo sarebbe stato Pier Luigi Bersani, di cui l'ex governatore dell'Emilia Romagna è stato a lungo il braccio destro e la mente organizzativa. Qualità di cui ora l'ex segretario Pd ha bisogno per la sua nuova, gracile creatura Mdp, il partitino degli scissionisti che vorrebbe costruire un soggetto di sinistra alternativo al Pd, alleandosi con il movimento di Giuliano Pisapia. Errani ha l'identikit perfetto per affiancare l'ex sindaco di Milano e diventare il capo effettivo del futuro partito, col vantaggio che risponderebbe direttamente agli ex Ds bersaniani e non a Pisapia. Ovviamente, per lui sarebbe pronto un posto da capolista, probabilmente in Emilia. Questo il progetto, ma bisogna vedere se si realizzerà viste le tensioni tra Pisapia e gli ex Ds, divisi anche tra loro: Massimo D'Alema predica da tempo la necessità di rompere con il governo sulla Finanziaria. Magari utilizzando come grimaldello l'innalzamento dell'età della pensione. Pisapia è contrario (ed è contrario anche alla ricandidatura di D'Alema, che vuole tornare a tutti i costi in Parlamento, come del resto Bersani). E, soprattutto, è contrario Errani. Il quale, in questi mesi, è stato il più affidabile trait d'union tra il premier Gentiloni e il partitino di Mdp, occupandosi di tenere a bada Bersani e i suoi e di assicurarne la lealtà al governo. Lo farà anche in vista della Finanziaria, contano a Palazzo Chigi. Dove intanto stanno lavorando già da un po' alla successione del commissario per il terremoto. I presidenti di Regione avranno «alcuni poteri in più», ma in realtà nessuno di loro vuole prendersi la patata bollente della ricostruzione. Dunque un commissario ci sarà, ma sarà «una figura operativa e non politica». Si sta lavorando su una «rosa di nomi», e nell'incontro di oggi a Palazzo Chigi si aprirà ufficialmente la pratica. Intanto si autocandida a «subcommissario» il sindaco di Amatrice Pirozzi: «Solo chi vive il territorio sa come affrontare questa emergenza».
E nel Pd viene letta come una mossa tutta politica, studiata con Francesco Storace, vicino al sindaco: farsi dire di no, per poi lanciare la propria candidatura alle prossime elezioni Regionali, sfidando Nicola Zingaretti.
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