Così Milano e Cortina si giocano le Olimpiadi

Presentata la proposta a due, Malagò insiste con Torino. Salvini: doveroso sostenere chi non si ritira

Così Milano e Cortina si giocano le Olimpiadi

Ora che la «falange» (come il governatore del Veneto Zaia ha ribattezzato il tandem Milano-Cortina) è stata presentata anche al Comitato olimpico internazionale a Losanna alla presenza del numero uno Bach che segue con attenzione l'evolversi della candidatura italiana, lo step successivo è quello di recepire i fondi. Il 4 ottobre a Buenos Aires il Cio darà il via libera a chi potrà concorrere ai Giochi invernali del 2026 e in quell'occasione il dossier italiano dovrà essere dettagliato. Il Governo ha chiuso la borsa, essendo caduta la candidatura a tre punte, e il presidente del Coni Malagò è convinto che l'Italia abbia meno possibilità di vincere non avendo le garanzie economiche dell'esecutivo.

«Andiamo avanti con Cortina e Milano, se qualcuno per problemi politici si ritira, è dovere degli enti locali e del governo sostenere chi non lo fa», ha sottolineato il vicepremier e ministro dell'Interno Matteo Salvini. «Avanti tutta con questa candidatura che è un progetto vincente, se il governo decidesse di essere latitante la indebolirebbe», così i parlamentari di Forza Italia Galliani e Marin. Di sicuro non è questa la linea dei 5Stelle, che hanno replicato tramite i capigruppo alla Camera e al Senato: «Chiara Appendino non ha alcuna responsabilità sulla mancata candidatura olimpica a tre, questa, infatti, è tutta da addebitare all'arroganza e alla irresponsabilità del sindaco di Milano Sala. Se Milano e Cortina vogliono fare i Giochi dovranno trovare le risorse».

Le garanzie economiche, da offrire già tra 15 giorni in Argentina, al momento possono darle solo le regioni Lombardia e Veneto. «Il loro Pil è più alto di quello della Svezia (tanto per citare la nazione che con Stoccolma è l'avversaria più pericolosa per l'Italia, ndr), io quindi non mi fascio la testa su questo - ha detto Sala -. Qui c'è un'imprenditoria che di fronte a un progetto serio potrà aiutare e poi pragmaticamente in 8 anni di tempo i soldi si troveranno. Ricordo che per Expo ho raccolto più o meno 400 milioni e non c'era dietro un marchio importante come le Olimpiadi per cui sono sufficientemente tranquillo. Il brand di Milano? La mia battaglia non è di arroganza ma avere davanti il nome e l'immagine della nostra città è un bene per tutti».

L'idea è di accantonare 40 milioni l'anno divisi tra le due regioni da qui al 2026 per arrivare a un bottino di 320 che avvicina di molto la cifra necessaria prevista nel masterplan della candidatura. Un'impresa che non viene ritenuta impossibile. «È curioso sapere - ha detto il presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana - che se eravamo in tre lo Stato metteva le garanzie e in due non le mette più. Credo che come Regioni si possano garantire le coperture e poi trovare privati come sponsor».

E ieri Malagò, oltre che il governatore Zaia e il collega del Piemonte Chiamparino, lasciavano ancora aperto uno spiraglio a Torino. Anche se pur non rispondendo direttamente all'attacco del vicepremier Di Maio («non ha avuto il coraggio di prendere una decisione fin dall'inizio») il numero uno del Coni ha sottolineato che «è evidente che sia stata proprio la sindaca Appendino a far saltare tutto, ribadendo nell'ultima lettera la delibera del consiglio comunale che non faceva riferimento al tridente volendo far partecipare Torino da sola». Ma la stessa Appendino ha di nuovo detto no: «Torino non si è tirata indietro, ha chiesto di avere chiarezza su certi elementi.

E poi il ticket Milano-Cortina era già pronto in estate quando il Coni pensava che mi sarei sfilata». Intanto l'avventura della «falange» lombardo-veneta ha iniziato il suo cammino, pure difficoltoso. E oggi la Giunta Coni a Bologna farà il punto della situazione.

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