Così le suffragette delle quote rosa faranno eleggere tredici uomini

Boschi, Boldrini e Bongiorno capolista in più collegi ma opteranno per uno. Negli altri lasceranno il seggio a chi le segue: un maschio

Così le suffragette delle quote rosa faranno eleggere tredici uomini

Roma E poi le chiamano quote rosa. Laura Boldrini, presidente uscente della Camera, candidata da Liberi e uguali nel collegio uninominale di Milano 1 e in altre quattro liste Leu in Lombardia. Maria Elena Boschi, sottosegretaria alla presidenza del Consiglio, schierata nel maggioritario a Bolzano e capolista «mari e monti» in tutt'Italia, da Cremona-Mantova al Lazio, alla Sicilia orientale: sei in tutto, manca solo Arezzo da dove ha deciso che è meglio tenersi alla larga. Giulia Bongiorno, avvocato di grido, ex montiana che ora corre sotto le bandiera della Lega: Salvini la presenta al Senato in cinque diverse circoscrizioni. Se sommiamo il tutto avremo un risultato sorprendente, tredici uomini in più in Parlamento. Dunque, che fine ha fatto la parità di genere?

Boldrini-Boschi-Bongiorno, le tre signore B della politica italiana, tra collegi blindati e paracaduti aperti, entreranno sicuramente nelle nuove Camere. Ma sono solo tre, appunto, e tutte insieme bloccano sedici posti. E siccome per il rispetto delle quote rosa le liste sono state composte con maschi e femmine in rigida alternanza, le loro rinunce e opzioni promuoveranno automaticamente un uomo. Anzi, tredici. L'aspetto paradossale è che le responsabili di una simile distorsione siano proprio loro, le tre B, tre protagoniste derlla battaglie delle donne. Dalla Boldrini, che per la difesa del genere ha violentato la lingua italiana, alla Bongiorno delle campagne anti-violenza insieme a Michelle Hunziker, fino alla Boschi sempre attiva in questo campo.

Meno attiva la sottosegretaria è apparsa in campagna elettorale, almeno all'inizio. Nel suo collegio, tra le nevi dell'Alto Adige, l'ultima volta è stata avvistata sabato scorso. Capelli biondi sciolti sulla giacca a vento, il naso e le guance annerite con il nero fumo di uno spazzacamino, il rosso di un bacio di una principessa stampato sullo zigomo, un bicchiere di spritz in mano, le foto con i contadini in cappello di feltro e parananza tirolese: la Boschi era a Salorno per il Carnival del Perkeo. E adesso, quando la rivedranno gli elettori? Chissà.

La settimana la passa a Roma, chiusa a Palazzo Chigi, gomito a gomito con Paolo Gentiloni. Esce dal bunker solo per cerimonie istituzionali. Impegnata, presa negli affari di governo, con poco tempo: questa è l'immagine che vuole dare, dopo la perniciosa sovraesposizione sul caso Banca Etruria. Meno ti fai vedere, devono avergli detto al Nazareno, è meglio è. Tanto, con il patto di ferro con la Svp, Bolzano è dato per certo.

Poi però la strategia è cambiata e il Pd gli ha

organizzato tre impegni pubblici in Sicilia per il prossimo weekend: Palermo, Marsala e Roccalumera, in provincia di Messina. Va bene essere prudente e defilata, ma l'impressione di avere paura e scappare è ancora peggio.

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