La seconda vita di Padoan: il punching-ball del governo

Dal crac delle banche alle pensioni, nei casi spinosi il premier manda avanti il ministro dell'Economia

La seconda vita di Padoan: il punching-ball del governo

Roma - Mi chiamo Pier Carlo e risolvo problemi. Qual è l'ultimo? La Boschi a rischio sfiducia? Semplice: «Maria Elena uscirà alla grande da questa situazione perché non c'è nulla da nascondere». E il penultimo? La Banca Etruria? Ancora più facile: «Il governo - assicura parlando a Radio anch'io il ministro dell'Economia - sta facendo tutto il possibile per salvare un milione di clienti di quattro istituti di credito. Miliardi di euro di depositi sono garantiti da questa operazione. Noi vogliamo rimettere in carreggiata le banche, salvaguardare seimila posti di lavoro e rafforzare un sistema bancario che resta solido».Si chiama Pier Carlo e, proprio come il Mr Wolf di Tarantino, Matteo Renzi lo usa molto e volentieri per «risolvere problemi». Qualcuno deve mettere la faccia su un provvedimento poco popolare? Ecco pronto il viso tranquillo e rassicurante di Padoan. Bisogna incontrare le vittime inferocite del decreto salvabanche? Ci pensa Padoan. C'è la polemizzare, da litigare con qualcuno? Il ministro è lì, con le carte, il borsone, l'aria svagata. Occorre rassicurare i partner europei, gli investitori, i mercati? Chi meglio di Padoan, con il suo passato in Bankitalia?Mediatore, ammortizzatore, qualche volta punching-ball. Un economista e un rottamatore, un tecnico e un politico, un romanista e un tifoso della Viola. All'inizio la coppia non sembrava molto ben assortita, invece alla prova dei fatti funziona. Pier Carlo si espone e così Matteo può restare nell'ombra, evitando gli argomenti più scivolosi. Padoan fa la prima mossa, attira polemiche o consensi, e il premier ha sempre il margine di intervenire in seconda battuta per correggere, chiosare, mettere, se è il caso, il cappello.A maggio scorso, ad esempio, quando la Corte costituzionale bocciò la norma varata dal governo Monti che congelava l'indicizzazione delle pensioni e procurò un danno potenziale di 18 miliardi alla casse dello Stato, toccò a Padoan attaccare la Consulta: «Tra organi indipendenti della Repubblica sarebbe stato opportuno la massima condivisione delle informazioni». Lo scontro durò qualche giorno e fu chiuso da Renzi, che espresse «rispetto» per la Corte», e da un decreto del governo, che tappò la falla e rassicurò Bruxelles sulla tenuta dei conti. La scena si ripeté qualche settimana più tardi, con la decisione della Consulta di sbloccare i contratti del pubblico impiego e la piccata replica del ministro.

Quella volta però la sentenza valeva solo per il futuro, non c'era l'obbligo di rimborsare gli impiegati: la sfuriata di Padoan forse era servita a qualcosa. E ogni tanto, come ieri sera, Renzi lo ringrazia: «È merito della battaglia di Pier Carlo se nella legge di stabilità ci sono 16 miliardi in più per le persone».

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