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Cresce il fronte dei sindaci Pd contro l'invasione dei migranti: "Troppa ideologia"

Dall'«accogliamoli tutti» della ministra congolese Kyenge, testimonial della grande apertura alle migrazioni del governo Letta, al «mandateli altrove»

Cresce il fronte dei sindaci Pd contro l'invasione dei migranti: "Troppa ideologia"

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Dall'«accogliamoli tutti» della ministra congolese Kyenge, testimonial della grande apertura alle migrazioni del governo Letta, al «mandateli altrove». C'è l'assessore Pd di Reggio Emilia che è pronto a «noleggiare un pullman per portare i migranti al Viminale», e un altro, il sindaco di Camaiore, sempre dem, deciso a «incatenarsi» se gliene arrivano altri in città. Non è razzismo, è proprio esasperazione, visti i numeri degli sbarchi e la pressione sui comuni dove vengono trasferiti. E così tra i sindaci del Pd è partita la rivolta. Ma come, lo stesso Pd che qualche anno fa manifestava per «aprire i porti», contro «la logica dei muri che fomentano la paura» e in favore di «scelte che pongono al centro la forza dell'integrazione e della convivenza» per chiedere una «società plurale»? Nella corrente degli amministratori dem, che l'inclusione devono poi governarsela da sé, si è invece aperto un dibatto. Al Foglio il sindaco di Bergamo Giorgio Gori ha lanciato uno spunto di autoriflessione: «Sull'immigrazione qualunque semplificazione demagogica è inutile. Vale per le sparate di Salvini e Meloni ma vale anche per l'accogliamoli tutti che ha sedotto una certa sinistra. I valori umanitari sono fondamentali, ma a questi vanno uniti visione di lungo periodo, pragmatismo e capacità organizzativa». Un concetto espresso anche dal sindaco di Cecina, il dem Samuele Lippi, prima di essere travolto da una storia di cocaina per uso personale (non si è dimesso ma ha preso una pausa di riflessione con la sua famiglia): «È il momento di dire basta alle battaglie ideologiche sul tema dell'immigrazione. Il Pd deve lavorare con la giusta dialettica insieme alla presidente del Consiglio per governare il fenomeno dell'immigrazione con pragmatismo». In Toscana, feudo Pd, c'è molta preoccupazione. Il gruppo Pd a Montecatini ha denunciato il rischio che «i nuovi arrivi in città», finendo collocati nelle strutture alberghiere, danneggino il turismo. Anche il sindaco di Firenze, Dario Nardella, denuncia una «situazione fuori controllo». Con i migranti da Lampedusa in arrivo a Padova, il sindaco dem della città veneta, Sergio Giordani, ha detto chiaramente di no: Padova non vuole maxi hub per migranti nel suo territorio, «non vuole tendopoli, non vuole dover pagare conseguenze di modelli sbagliati». Anche dalla sindaca di Brescia, Laura Castelletti (Pd), ormai arrivano solo no all'accoglienza di altre persone: «Brescia è satura. Serve una strategia di carattere nazionale, i Comuni non possono esser lasciati soli». Sull'accoglienza dei migranti e in particolar modo per i minori «è tutto saltato, siamo sull'orlo del tracollo» accusa Matteo Biffoni, sindaco di Prato e delegato Anci sull'immigrazione. Dal Viminale viene definita «surreale» la polemica sui minori. «Lo Stato di emergenza decretato dal Governo, anche proprio per aiutare i territori a reggere meglio l'urto dell'accoglienza - sottolinea all'Adnkronos una fonte qualificata del ministero dell'Interno - è stato infatti rifiutato dalle Regioni governate dalla sinistra. In questo modo, proprio in quelle Regioni non si sono potute attivare le procedure accelerate per creare adeguate strutture di accoglienza.

Se c'è una situazione di difficoltà, perché i governatori di sinistra non hanno aderito allo Stato di emergenza? I sindaci non si parlano con i loro governatori?».

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