Politica

«Crocifisso in ogni stanza dell'ospedale»

La scelta del direttore dell'azienda sanitaria: «Ma chi non lo vuole lo tolga»

Nadia Muratore

Chivasso È esplosa nel torinese, l'ultima polemica che ruota intorno al crocifisso, uno dei simboli più diffusi del cristianesimo. A scatenarla è stata la lettera del direttore di presidio dell'ospedale di Chivasso, Alessandro Girardi, che ha comunicato che «saranno posizionati presso tutte le stanze di degenza del presidio i crocefissi. Si raccomanda la massima disponibilità di accesso affinché la manutenzione possa svolgere in tempi brevi il compito di posizionamento».

La disposizione non era ancora arrivata su tutti tavoli di medici e lavoratori del presidio ospedaliero e di tutta l'azienda sanitaria, la To4, che su Facebook già si potevano leggere i commenti, soprattutto perché negli ultimi anni il crocefisso era stato tolto in tutte le stanze di pazienti e dottori. Ma non è chiaro il motivo per cui questo simbolo della cristianità sia stato rimosso, se per rispettare le diversità di credo dei pazienti o perché dopo anni appesi al muro, si sono rovinati. Come spiega il direttore dell'azienda sanitaria To4, Lorenzo Ardissone: «I crocefissi ci sono sempre stati, gli anziani ci tengono. Ma se un paziente non lo vuole lo togliamo».

Ma la giustificazione non è bastata e sulla rete si sono susseguiti i commenti, tra ironia e stupore: «I tempi cambiano, insieme ai governi». E naturalmente non sono mancate le polemiche e le reazioni del mondo politico: «Mi sono immaginato questo film - ha commentato Marco Grimaldi di Leu - noi perdiamo le elezioni, il dottore in questione manda questa lettera, noi polemizziamo e lui si fa difendere da chi le ha vinte». Ancora più pungente Silvio Viale, volto storico dei Radicali torinesi: «C'è sempre qualcuno più salviniano di Salvini. Chissà se farà mettere anche un rosario appeso ai letti. Il messaggio è chiaro: se vieni in questo ospedale non ti resta che affidarti a Cristo». Il direttore dell'Asl ha inutilmente cercato di abbassare i toni, spiegando: «La colpa è mia - ha detto Ardissone - non è una scelta del direttore dell'ospedale. Facendo i lavori alcuni crocifissi si erano rotti e mi pareva che fosse disordinato che in alcune stanze ci fossero e in altre no. Quindi ho chiesto a tutti gli ospedali dell'azienda di fare una verifica. Comunque a tutti ho detto che se ci fosse un paziente che non vuole il crocifisso si toglie e si mette via fino a che è nella stanza». «Personalmente - ha aggiunto Ardissone - i crocifissi non li tolgo, anche se so che altri ospedali lo hanno fatto. Ci sono sempre stati, ci sono tanti anziani e ci tengono. Non credo che togliere i crocifissi sia una dimostrazione di libertà.

La mia richiesta risale a un anno fa, quando le elezioni non c'erano e se qualcuno pensa che un direttore faccia una scelta del genere per compiacere un nuovo governo regionale allora siamo messi davvero male».

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