La versione di Dominic Cummings va in onda dal giardino delle rose di Downing Street. Un pomeriggio assolato, una camicia estiva bianca senza cravatta come d'ordinanza, una caraffa d'acqua, una memoria di qualche foglio letta di fronte a giornalisti doverosamente distanziati. Con una ventina di minuti di ritardo di cui si lamenta pacatamente la Bbc, il principale consigliere di Johnson fornisce un racconto dettagliato delle due settimane a cavallo tra marzo e aprile durante le quali ha portato moglie e figlio nella casa di famiglia, oltre 400 chilometri a nord di Londra. Nonostante entrambi gli adulti avessero sintomi di coronavirus, nonostante le linee guida governative dicessero di stare a casa, nonostante il lockdown imposto al Paese.
Ho portato la mia famiglia nel posto più sicuro possibile senza mettere a rischio nessuno, ci siamo chiusi in un cottage isolato rispetto all'abitazione dei miei genitori e di mia sorella, non siamo mai entrati in contatto con altre persone. Prima di intraprendere il viaggio di ritorno verso Londra, su consiglio di mia moglie, ho fatto una prova per verificare di essere in grado di guidare: è per questo che siamo finiti nella periferia di Barnard Castle. Ma non siamo andati a vedere il castello né abbiamo interagito con nessuno. Nel viaggio di andata non mi sono mai fermato, avevo il serbatoio pieno. È falso che abbia compiuto un secondo viaggio a nord a metà aprile, come riportato da alcuni media. Cummings ha poi rivelato che in quelle due settimane il figlio è stato male ed è stato portato in ospedale ma è poi risultato negativo al test da CV19.
Un quarto d'ora di racconto monologante, 45 minuti di domande serrate da parte dei giornalisti. La linea di difesa di Cummings è stata il cercare di apparire come il buon pater familias che ha agito per il bene della moglie e del figlio. Reasonably ha detto più volte, ho agito ragionevolmente in circostante complicate per la mia famiglia, ho preso una decisione che credo sia ragionevole, anche se capisco che ci possano essere idee diverse. Non mi pento di quello che ho fatto (una domanda rivoltagli più volte), non ho chiesto consiglio al primo ministro sul viaggio che stavo per fare e questo è stato un errore. Lui però era a letto malato, ho ritenuto di non dovergliene parlare. Non ho violato la legge, né ho cercato una scappatoia (e qui recita le linee guida governative: se avete bambini seguite le indicazioni di stare a casa al meglio delle vostre possibilità). Poco dopo la conferenza il partito laburista ha subito diffuso nei social il messaggio «una regola per il più vicino consigliere di Johnson, un'altra per tutti gli altri».
La questione però non è legale la polizia di Durham aprirà un'inchiesta per accertare l'accaduto ma morale e politica: il comportamento di Cummings è stato in aperto contrasto con il senso del messaggio veicolato incessantemente per settimane in tutto il Paese: state a casa. È bene che uno degli artefici di questo messaggio non lo rispetti? Che impatto potrà questo avere sul comportamento degli inglesi, si sono chiesti alcuni consiglieri scientifici del governo? Finanché 14 vescovi della Chiesa di Inghilterra hanno chiesto le dimissioni di Cummings.
Da un punto di vista politico e comunicativo il consigliere di Johnson ha iterativamente accusato la stampa per le notizie false che avrebbe diffuso, cercando di fare appello alla pancia dell'uomo comune. Oggi il messaggio anti establishment rischia di avere molta meno forza.
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