È davvero un bel tipo questo reverendo Curry. Un americano di Chicago venuto fuori da una famiglia di schiavi e contadini. Quando nacque, Michael Bruce Curry, il tredici di marzo del Cinquantatré, l'America era ancora nei fuochi razziali, la segregazione e la violenza verso la gente di colore erano la vergogna di un Paese che cresceva soltanto nei dollari ma non nella civiltà sociale e dei diritti umani. Il reverendo ha acceso i fuochi del matrimonio di Meghan e Harry, fuochi belli, né fatui e nemmeno incendiari, il falò ha scaldato il museo delle cere raccolto nella chiesa di St. George, Curry ha parlato come sa fare da sempre, dicono i suoi fedeli della chiesa episcopale americana, quella che permette e promuove le unioni civili e i matrimoni. Anche il suo essendo, Mike, sposato con Sharon che gli ha regalato Elizabeth e Michael, la famiglia prima di tutto, nella sua vita quotidiana e nel suo apostolato. Forte, elettrico ed elettrizzante, nei toni, nella postura. Raccontano che il reverendo, nei suoi sermoni, abbandoni pulpito e leggio, prendendo a camminare tra i banchi delle chiese, con la tonaca svolazzante, tenendo nella mano sinistra un IPad però chiuso, come testimonianza del progresso tecnologico confortato dalla fede e dalla forza della parola. Narrano anche che Mike Curry sia rigorosissimo con i suoi confratelli, due anni fa ne licenziò tre, tra cui il vescovo Stacy Sauls, responsabili di alcune violazioni sulle politiche del lavoro (sembra che alcuni parrocchiani venissero sfruttati con pagamenti in nero): «Il nostro compito è servire la Chiesa episcopale in modo tale che possa servire il mondo del nome di Cristo e dello Spirito Santo. Siamo, dunque, tutti chiamati a lottare e ad aderire ai più alti valori di condotta personale e professionale che incarnano l'amore di Dio e riflettono gli insegnamenti e la via di Gesù».
A Windsor, il reverendo venuto dall'America, ha scatenato la risata piena di David Beckham che ben conosce la cultura religiosa degli States, avendo giocato a calcio a Los Angeles e qui vivendo la vita dolce e piena, nonostante l'espressione rognosa della moglie Victoria denunci chissà quali guai finanziari e affini. Hanno accennato una risata anche Harry e William non tanto per il testo dell'omelia di Curry, quanto per la gestualità, per l'enfasi, dai toni alti e poi, improvvisamente sussurrati, una teatralità necessari per scuotere gioielli e ceroni. L'avvio con le parole di Martin Luther King ha fatto intendere che quei quattordici minuti di «predica» sarebbero stati il pezzo migliore del royal wedding. «Noi dobbiamo scoprire il potere dell'amore, il potere redentore dell'amore. Quando lo faremo saremo capaci di trasformare questa antica parola in una nuova parola, l'amore è l'unica via. C'è potere nell'amore. Non sottovalutatelo, molto di più che in un eccessivo sentimentalismo. C'è potere, potere nell'amore» e lo ha ripetuto perché tutti intendessero bene il senso profonde delle parole, dell'amore stesso celebrato con le nozze regali.
Mike Curry vuole la pace e questo insegna. Segnalo una delle sue frasi storiche, emblematiche di questa filosofia normale, per questo straordinaria: «Insegnate ai democratici di amare i repubblicani e insegnate ai repubblicani di amare i democratici. Insegnate a quelli che guardano Fox News di amare quelli che guardano MSNBC» (il canale televisivo americano via cavo che trasmette news ventiquattro ore su ventiquattro).
Pace e bene, diceva il nostro padre Mariano che mai officiò matrimoni di principi e principesse, sovrani e monarchi, limitandosi a insegnare la fede attraverso la tivvù in bianco e nero. Erano anni di pionieri. Mike Curry, venuto dalla Carolina del Nord, ha aperto la porta e gli occhi alla cara vecchia Inghilterra. In Italia sarebbe già ospite di un talk show.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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