Dai ponti ai turisti al Colosseo. Così ci difende l'anti-terrorismo

Api e Sos sono le squadre speciali di primo intervento 700 uomini in tutto, arrivano sul posto in dieci minuti

Dai ponti ai turisti al Colosseo. Così ci difende l'anti-terrorismo

Roma - L'ultimo attentato di Londra fa tremare anche l'Italia, tanto che l'allarme cresce e le misure messe in campo sono sempre maggiori. La parola d'ordine è «prevenzione», anche in vista dei prossimi eventi, i grandi concerti dell'estate, le elezioni che potrebbero essere tra settembre e ottobre e qualsiasi altra manifestazione pubblica che veda l'aggregazione di persone.

Il comandante generale dell'Arma, generale Tullio Del Sette, è stato lungimirante e ha voluto fortemente la creazione di gruppi specializzati antiterrorismo: le Api (Aliquote di primo intervento) e le Sos (Squadre operative di supporto). Nuclei addestrati per dare una prima risposta in caso di attentato e cristallizzare la situazione in attesa dell'arrivo del Gis (gruppo di intervento speciale). Nella capitale sono coordinate dal Comando provinciale di Roma. Li abbiamo seguiti durante i controlli, alla vigilia della cerimonia per il 203esimo anniversario della fondazione dell'Arma, che si terrà nel pomeriggio di oggi a Tor di Quinto.

Partenza alle 18, direzione Ponte Milvio. La Sos, che ha il compito di supportare le Api, dando una risposta veloce, è composta da quattro carabinieri, addestrati a tutto. Girano tra la gente con l'equipaggiamento di ordinanza. Sono dotati del nuovo Arx 160 A3 Beretta, un fucile di terza generazione in polimere e ad altissima precisione, in grado di fermare il bersaglio a decine di metri e di rispondere efficacemente nel caso in cui la minaccia arrivasse a colpi di kalashnikov. «La gente ci ringrazia - raccontano - e nonostante l'armamento ci vedono come garanti della sicurezza». Si guarda sotto al ponte, verso il Tevere, perché lì si potrebbe anche nascondere esplosivo. L'importante è avere occhio e capire da dove può arrivare il pericolo. Tutto tranquillo, si procede verso il prossimo obiettivo. A Roma sono circa 4mila quelli sensibili. Dal comando generale fanno sapere che di recente un cittadino romano ha chiamato i carabinieri, spiegando che due arabi «sospetti» avevano chiesto dove fosse il Colosseo. Volevano si indicasse loro sulla cartina. Pochi minuti e sono stati bloccati e controllati dalle Sos. Erano semplici turisti, ma la prevenzione è fondamentale.

Da quando queste aliquote sono state create hanno sempre mantenuto alta l'attenzione e il grado di tensione dovuto ai recenti attacchi terroristici, dimostrando sangue freddo e il massimo dell'efficienza.

Oggi gli uomini impiegati in Api (che allo stato attuale sono 18) e Sos (che sono 14, una per reggimento) sono circa 700 e operano nelle grandi città, isole comprese. Saranno aumentati, visti i tempi, perché il livello di rischio percepito è sempre maggiore.

Il loro addestramentoè continuo e affidato, per buona parte, proprio al Gis. Sono per lo più uomini che arrivano dalla territoriale, ma che hanno esperienze al Tuscania, alla radiomobile o che provengono da reparti dell'Esercito.

Sono le 19.15 e i carabinieri della Sos si spostano allo stadio Olimpico. È sabato e non ci sono partite in programma. Un giro accurato intorno alla struttura. Poco più avanti due furgoncini. Si verifica, si controlla, laddove necessario si perquisisce. Come sempre è fondamentale garantire la sicurezza, dalle prime ore della mattina fino a notte inoltrata.

E se Roma dovesse essere colpita da un attentato?

«In dieci minuti al massimo - dicono dal comando generale - i nostri uomini sono in grado di intervenire per neutralizzare l'obiettivo». Disposti a tutto, anche a farsi uccidere, pur di salvaguardare la vita dei cittadini.

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