I lavori parlamentari riprendono con due novità politiche: l'emorragia di deputati e senatori da Alternativa popolare, forza che sostiene il governo Gentiloni, e le minacce di Mpd, altro gruppo parlamentare di maggioranza, di ritirare l'appoggio all'esecutivo. Una settimana calda, per testare la tenuta della maggioranza ma soprattutto per capire se il governo guidato da Paolo Gentiloni sarà in grado di reggere sia ai mal di pancia degli scissioni del Pd che ai numeri ballerini a Palazzo Madama, dopo la fuga degli alfaniani verso il centrodestra.
L'agenda dei lavori è fittissima e può riservare trappole e insidie per la maggioranza. La linea seguita da Laura Boldrini e Pietro Grasso, rispettivamente presidenti di Camera e Senato, è di incastrare tutti i provvedimenti più importanti prima delle ferie, in modo da riservare le energie autunnali per l'esame del Def. II primo ostacolo giunge dalla Camera che riapre i lavori partendo dall'esame del provvedimento per l'abolizione dei vitalizi per i parlamentari e la riforma del sistema pensionistico. Oggi, il testo elaborato dal deputato del Pd Matteo Richetti approda in Aula dopo il via libera «condizionato» della commissione Bilancio. Pd M5s, Lega Nord e Fdi hanno annunciato voto favorevole. I democratici puntano a chiudere la partita entro mercoledì per trasferire il testo al Senato ma la strada non è affatto in discesa. Per due motivi: il primo, il voto sulle pregiudiziali di costituzionalità che può far saltare l'accordo, il secondo, le possibili defezioni di Sinistra italiana e Mdp. La sorpresa potrebbe essere la richiesta da parte del relatore Richetti di modificare il testo, visti i rilievi mossi proprio dalla commissione Bilancio che ha bocciato l'istituzione della gestione separata dei fondi destinati al trattamento previdenziale dei parlamentari contenuta nell'articolo 5.
Il decreto sui vaccini, già approvato al Senato nel corso di una seduta accesa dallo scontro tra il ministro della Salute Beatrice Lorenzin e Pd, arriva a Montecitorio: l'ok per la conversione in legge è previsto tra giovedì e venerdì. Il voto di fiducia è quasi certo, in quanto il decreto va trasformato in legge entro il 6 agosto.
Più ingolfata, tra voti di fiducia e numeri ballerini, la penultima settimana dei lavori a Palazzo Madama: la corsa dei senatori di Ap verso Berlusconi ha eroso la sottile maggioranza che appoggia il governo Gentiloni. La prima insidia è dietro l'angolo con l'approvazione del decreto sugli aiuti al Mezzogiorno: la fiducia sul provvedimento, che sarà da oggi all'esame del Senato, è più di un'ipotesi. Anche perché il testo dovrà essere trasferito alla Camera per il via libera definitivo alla conversione entro fine agosto. Tempi stretti e numeri risicati rischiano di rallentare i lavori. Non è ancora approdato all'esame dell'Aula (forse la prossima settimana) un altro decreto, quello sulle banche venete che deve ottenere il via libera dalla commissione Finanze. Il testo arriverà in Aula prima del congedo estivo.
Si dovrebbe chiudere entro questa settimana l'iter in commissione per altri due provvedimenti: la legge sul biotestamento che attende l'ok della commissione Igiene e Sanità del Senato, prima del voto in Aula, e il ddl concorrenza da chiudere in commissione entro oggi in commissione per andare in Aula. Due settimane di fuoco per i parlamentari prima di una lunga vacanza.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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