Roma. La pizzeria come metafora dell'Italia disastrata dall'eccesso di debito. È la scelta che in un commento sul Fatto quotidiano ha compiuto Marco Ponti, economista del Politecnico di Milano, esperto di sistemi di trasporto e consulente del ministro delle Infrastrutture Toninelli. La parabola narrata nella parte iniziale dell'editoriale è semplice: un imprenditore per aprire una pizzeria chiede prestiti a due amici e a un terzo conoscente (che raffigura gli investitori esteri in Btp). Il giovane non si dà da fare, il locale non ingrana e il debito viene rinnovato incrementandosi. Anziché darsi da fare il pizzaiolo si fa mal consigliare da un economista laureato all'Università di Cheine (un keynesiano) che gli suggerisce di aumentare il debito per ingrandire il locale aumentare il giro d'affari e restituire così il debito. Ma il maltempo (la crisi economica) frustra le sue aspettative e i creditori ora lo insidiano.
Questa narrazione è propedeutica a ribadire un concetto del quale Ponti sembra molto convinto. «Gli economisti favorevoli alla spesa dovrebbero ricordare che, una volta ottenuto il risultato della ri-crescita (tramite la spesa in deficit; ndr), i conti pubblici, come quelli del pizzaiolo, siano rimessi in ordine, pagando i debiti con le maggiori tasse che la crescita genera», ha scritto. Per il consulente di un governo che ogni giorno ribadisce la necessità di ridiscutere i vincoli esterni del bilancio imposti dai Trattati europei si tratta di un ossimoro. Basti pensare alle dichiarazioni del vicepremier Luigi Di Maio giovedì sera a In Onda. «Siamo l'unico paese che ha in Costituzione il pareggio di bilancio: è una norma che credo in futuro vada superata», ha detto affermando di essere fiducioso «nel fatto che a livello europeo nei prossimi mesi otterremo dei grandi risultati per quanto riguarda la possibilità di andare oltre quei parametri». Il Di Maio-pensiero prevede una discussione con Bruxelles sulla necessità di effettuare «investimenti per rilanciare il nostro Paese». Si tratta delle stesse ragioni invocate dal pizzaiolo moroso una volta infatuatosi delle teorie keynesiane.
Ma, secondo Ponti, si tratta di «una tragica presa in giro» perché «con il debito pubblico alle stelle il pizzaiolo improvvido e spendaccione rischia di trasformarsi in un ristorante greco». Il messaggio è molto chiaro: un Paese non in grado di gestire lucidamente il proprio debito dinanzi ai mercati internazionali rischia di perdere la fiducia degli stessi e di essere costretto a fare la stessa triste fine della Grecia. Se si considera anche la prossima fine del Quantitative easing (cioè l'acquisto di titoli di stato da parte della Bce), si comprende bene che questi timori possano in qualche modo essere giustificati nel momento in cui l'Italia dovesse essere percepita come un emittente non in grado di onorare le proprie scadenze.
Ci vorrebbe poco a chiederle tassi più elevati ed è per questo che il ministro dell'Economia Tria antepone la sostenibilità delle misure che saranno inserite in manovra alla completa realizzazione del programma di governo. «Confido molto nel dialogo che avremo ai tavoli europei per far sì che questa legge di bilancio possa portare a casa delle riforme strutturali», ha spesso sottolineato Di Maio, aspirante ristoratore greco.
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