Il mondo si può migliorare, cari lettori. Siete voi che lo rovinate, con il vostro schifoso benessere. Dovete smettere di consumare. Toglietevi quel pezzo di carne che state per mettervi in bocca, animali. Affamatori. Smettetela di comprare vestiti nuovi, usate per anni gli stessi quattro stracci. Poco importa se puzzano e fanno schifo. E non mettete nemmeno un piede su un aereo. Parola di Carola Rackete, testuale. Però non basta, bisogna fare di più. E ora vi spieghiamo come. Oggi esce, in edicola con Repubblica, la Bibbia del politicamente corretto, il manifesto del neo terzomondismo, il Capodanno del migrazionismo cattocomunista che ha in odio l'Occidente: il libro della Capitana.
Il mondo che vogliamo, s'intitola il volume in uno slancio assolutista, tipico di chi è convinto di essere sempre dalla parte della ragione. Invece no, cara Carola, parla per te, quello è il mondo che volete tu e altri quattro sciamannati che pirateggiano nel mediterraneo. La Capitana della Sea Watch, saltata alla ribalta delle cronache lo scorso giugno per essere attraccata a Lampedusa con un carico di clandestini dopo aver speronato una nave della guardia di Finanza, ora è diventata la nuova paladina di una sinistra a corto di idee. «È il momento di agire. Perché si verifichino rapidi cambiamenti - pontifica la Che Guevara coi dreadlock -, le società hanno bisogno di proteste di massa e del maggiore disturbo dell'ordine pubblico possibile (...). Viviamo nell'epoca nella quale l'ordine è sbagliato e distruttivo». Concetti altissimi. Praticamente il casino come filosofia e ideologia politica. «Disturbiamo i governi, la cui più grande preoccupazione consiste nel mantenere alto i livelli di crescita e nel non dover condividere la loro ricchezza. Disturbiamo i colossi dell'energia (...), disturbiamo industrie e imprese. Se li lasciamo fare permettiamo che le persone affoghino nel Mediterraneo e per le strade siano esposte alla violenza di destra. Disturbiamo, ma per buoni motivi». La rottura dei coglioni del prossimo (cittadini, imprese, istituzioni) e il mito della decrescita elevati a ragione di vita e azione politica. Carola disturbatrice globale, una specie di Paolini 2.0 scappato dal piccolo schermo. Il problema è che lei si prende sul serio e trova sponda nella solita accolita di radical chic che ama giocare alla rivoluzione dal salotto di casa propria: «Il mio ingresso a Lampedusa ha suscitato scalpore grazie alle cronache dei media e generato un dilemma. Si è visto che da una parte c'era qualcuno che difendeva i diritti umani e dall'altra governi che li violavano».
Non c'è nessun dilemma, cara Carola, violare le leggi di uno stato sovrano, speronare una nave militare e traghettare tre scafisti non è un atto rivoluzionario, è un atto criminale. E pensare di essere dalla parte della ragione è da cretini.
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