Democrat, sindacati e aziende fanno saltare il decreto Clima

Tutti contro il pasticciato testo del ministro M5s Costa Niente corsia preferenziale anti-imboscate in Aula

Democrat, sindacati e aziende fanno saltare il decreto Clima

Nella migliore delle ipotesi sarà modificato. Nel governo alcuni preferirebbero che fosse riscritto da cima a fondo. Troppi i punti critici nella bozza del decreto clima circolata mercoledì: dal bonus auto che non favorisce l'acquisto di autovetture di nuova generazione alle misure anti imballaggio che non sono coperte. Poi, soprattutto, i tagli del 10% alle agevolazioni fiscali classificate come dannose per l'ambiente, stangata da due miliardi a scapito di vari settori già in crisi, dall'agricoltura alla pesca fino all'autotrasporto.

Il decreto clima, nato come fiore all'occhiello del ministero dell'Ambiente in vista del Climate Action Summit delle Nazioni Unite in programma a New York il 23 settembre, diventa un disegno di legge. Troppe le reazioni negative che hanno accompagnato le indiscrezioni sui contenuti.

Il ministro Sergio Costa ha difeso il provvedimento ma non ha potuto tenere il punto di fronte alle obiezioni che sono arrivate dal governo e fuori. Intanto il provvedimento tocca competenze che vanno oltre il dicastero dell'Ambiente. Sotto forma di decreto avrebbe rischiato la bocciatura del Quirinale e, ancora prima, quella del ministero dell'Economia perché le coperture sono incerte nonostante 1,9 miliardi di tagli alle agevolazioni fiscali. Di fatto, nuove tasse, decise in autonomia dall'Ambiente e poco gradite ad altri due dicasteri guidati da ministri Pd particolarmente tosti: Paola De Micheli (infrastrutture) e Teresa Bellanova (agricoltura).

Poi le obiezioni di merito. In primo luogo quelle delle imprese e dei sindacati. La bozza del piano è uscita proprio nel giorno in cui il premier Giuseppe Conte ha incontrato i sindacati, promettendo investimenti per l'ambiente.

Nessun accenno al decreto. Peccato che, aumentando la pressione sulle aziende, si mettano a rischio posti di lavoro, hanno osservato i sindacati. «Ieri nessuno ci ha accennato che fosse pronto un decreto così importante, che invece vorremmo fosse affrontato e discusso dalle parti sociali», ha commentato il segretario generale della Cisl, Annamaria Furlan.

Costa ha concesso di confrontarsi con il governo, ma non la riapertura di una concertazione con sindacati e imprese. «Si tratta - ha spiegato - di un provvedimento corposo, che proprio per questo richiede la massima condivisione, solo così può funzionare. Stiamo quindi lavorando in un clima di grande confronto affinché il testo finale possa approdare nel più breve tempo possibile in Consiglio dei ministri».

Costa spera che nel giro di dieci giorni veda la luce. Se sarà un ddl dovrà comunque seguire l'iter di una legge ordinaria, più lungo di quello dei decreti, e pieno di insidie. Con tutta probabilità diventerà un collegato alla Legge di Bilancio.

Un modo per sottrarlo alle prevedibili imboscate di chi non apprezza penalizzazioni a settori delicati. «Il green new deal non può tradursi in una stangata per categorie già fiaccate dalla crisi», ha commentato Luca Squeri di Forza Italia.

Massimo Garavaglia della Lega, ex viceministro all'Economia, spera che la bozza resti tale ed elenca le agevolazioni nel mirino del

decreto: «5,9 miliardi di euro sono per agricoltura e pesca, 24,4 miliardi di euro per l'energia» e «6,1 miliardi di euro per l'Iva agevolata».

Una ricetta indigesta a molti, ad altissimo rischio durante i passaggi parlamentari.

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