Voleva essere paragonato a Schröder, a Obama, a Clinton, persino a Romano Prodi. E mal gliene incolse. Matteo Renzi sta facendo i primi passi in una carriera nuova e ben remunerata: quella di conferenziere. Come prima di lui hanno fatto tanti ex premier e capi di Stato che, sfruttando conoscenze e relazioni coltivate quando erano sulla cresta dell'onda del potere, hanno girato il mondo per tenere speech (discorsi) molto apprezzati e ben pagati. Solo che i vari Schröder, Obama, Clinton e Prodi l'hanno fatto da privati cittadini. A differenza del mattatore di Rignano sull'Arno che sarebbe legato da un altro contratto: quello stipulato con gli elettori. Con i voti conquistati lo scorso 4 marzo, infatti, Renzi si è impegnato a rappresentare il collegio uninominale del Senato di Firenze-Scandicci nella XVIII legislatura. E già oggi, infatti, ha promesso di esserci per la presentazione a Palazzo Madama del governo Conte. Poco importa se il jet lag del lungo viaggio di ritorno da Pechino, dove ha parlato di open data e nuove tecnologie, lo lascerà un po' stordito. Il suo portavoce, Marco Agnoletti, si è dato da fare per smorzare sul nascere le polemiche e per replicare a un sarcastico commento apparso su Twitter e firmato dal senatore della Lega Roberto Calderoli. Questi, infatti, commentava indignato una frase scappata all'ex rottamatore poco prima di partire per un giro di incontri all'estero (Kazakistan e Cina). «Starò fuori dal giro per qualche mese» aveva anticipato Renzi, tanto che Calderoli gli aveva suggerito di dimettersi se voleva cambiare lavoro. «Fatemi capire - ha replicato indignato il senatore del Pd Dario Parrini -, ma è lo stesso Calderoli collega di partito del campione di assenze al Parlamento europeo Matteo Salvini?»
E proprio l'assenteismo di Salvini da parlamentare europeo è il centro della frecciatina che Renzi ha ricevuto da Roberto Saviano. «Dopo aver completato la distruzione del fronte riformista - commenta l'autore di Gomorra -, il senatore fa sapere che, nei prossimi mesi, sarà in giro per il mondo. E magari, per carpire il segreto della vittoria di Salvini, comincerà a imitarlo dandosi latitante in Parlamento». Agnoletti quindi è costretto a puntualizzare con pignoleria che Renzi ha già partecipato a 16 voti su 16 a Palazzo Madama e che le sue parole sono state fraintese: «Intendeva dire che avrebbe lavorato lontano dai riflettori nazionali». Per «lontano dai riflettori» Renzi, insomma, intendeva un «basso profilo» nel dibattito interno al partito. E la brutta piega che il suo «secondo lavoro» sta prendendo ha portato l'ex premier a far inserire anche il suo tra i nomi dei senatori del Pd che oggi interverranno a Palazzo Madama. Renzi si è accorto che ha bisogno di maggior visibilità dopo che per tutta la giornata di ieri è stato «linciato» perché colpevole di darsi da fare con i lobbisti invece di impegnarsi nel suo ruolo di senatore. Tanto che l'hashtag #Renzi ieri era tra i trend topic di Twitter.
Una delle battute più indigeste per il popolo della Rete è stata senza dubbio il primo commento a caldo sul nuovo governo Conte: «Adesso tocca a loro. Bisogna riprendere il contatto con la realtà delle cose, con i problemi della gente fuori». Con quel «fuori» intendeva per caso Sudafrica e Qatar? Molti si sono chiesti.
Mentre il popolo della Rete continua a interrogarsi sulla natura di quel «fuori» lui, il rottamatore di Rignano sull'Arno, domani volerà negli Stati Uniti per partecipare alle commemorazioni dei cinquant'anni dalla morte del senatore Bob Kennedy.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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