Dopo le polemiche sul ritorno alla volontarietà delle profilassi, la questione vaccini finisce in tribunale. Per la precisione alla Procura di Treviso dove una scuola materna del centro cittadino e i suoi dirigenti sono stati denunciati per omissione di atti d'ufficio, tentata epidemia e tentata istigazione a disobbedire alle leggi.
La storia parte da lontano. La mamma di una bambina immunodepressa perché trapiantata di fegato a dieci mesi, iscrive la figlia in un asilo privato nel 2015. Alla direttrice fa presente la situazione delicata della bambina che non può assumere vaccini a virus vivi come morbillo o varicella, perché incompatibili con le medicine antirigetto. La scuola materna assicura che la mamma sarebbe stata informata immediatamente nel caso in cui fosse scoppiato un eventuale focolaio di malattia contagiosa. «Sapevo che giravano dei no vax in quella struttura, ma a Treviso non ne ho trovata una in cui mi garantissero che tutti i bambini fossero vaccinati. Allora non c'era ancora l'obbligo delle vaccinazioni e io volevo far vivere a mia figlia una vita normale», spiega M. M., che non vuole esporsi con il suo nome per la delicatezza della situazione.
Nel settembre 2017, M.M. tira un sospiro di sollievo quando entra in vigore la norma che obbliga ad allontanare i bambini non vaccinati dagli asili. I dirigenti hanno avuto da allora tutto il tempo per applicare le regole e invece, a maggio del 2018, scoppia un'epidemia di varicella che ha colpito diversi bambini non vaccinati. Alla richiesta di spiegazioni, la dirigente sostiene di aspettare indicazioni dell'Asl circa l'allontanamento dei bambini non sottoposti a profilassi.
M.M., per evitare di far contagiare la sua bambina, la sottopone a lunghi periodi di sospensione dalla scuola e Anna (nome di fantasia, ndr) è obbligata a rinunciare a tutti i saggi e le feste previsti alla chiusura dell'anno scolastico. «Io l'ho tenuta a casa, mentre i due non vaccinati frequentavano liberamente la scuola», racconta la donna.
Grazie all'isolamento forzato, la bambina fortunatamente non è stata contagiata, ma la denuncia contro la struttura è stata lo stesso depositata dai legali della famiglia perché, si legge nell'atto: «È stata messa gravemente in pericolo la vita della minore e per l'inosservanza delle norme di cui alla D.L. 73/2017, ciò con compromissione grave del diritto alla Salute e all'Istruzione, che ha comportato una grave lesione della dignità della minore, considerata le rinuncia a partecipare alla vita di comunità e ad eventi significativi come tutti i propri compagni».
«Non voglio un risarcimento danni - spiega M.M.
- Ma spero che la decisione diventi una causa pilota che serva ad altri genitori e soprattutto ai dirigenti delle scuole, affinché sappiano come devono comportarsi per tutelare i bambini più deboli nelle loro strutture».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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