La deriva grillina di Renzi: fa lo sgambetto a Gentiloni

Colpo basso al premier: "Era informato della mozione". E blinda la Boschi: hanno cercato di dare la colpa a lei

La deriva grillina di Renzi: fa lo sgambetto a Gentiloni

«Tra stare con i cittadini o con i banchieri, non ho dubbi». Giunti al terzo giorno di bufera, Matteo Renzi non deflette e continua a giocare in attacco.

Rivendica l'affondo anti-Visco del Pd e ironizza sui tanti che, anche dal centrosinistra, criticano la sua mancanza di savoir-faire: «Tra galateo istituzionale e tutela dei risparmiatori, preferisco la seconda». Non a caso, in giornata, il segretario del Pd rilancia un tweet di Matteo Orfini che gli è molto piaciuto e che ha per obiettivo i tanti (da Orlando a Napolitano a Veltroni) si sono indignati per le critiche a Bankitalia: «Comunque cari compagni, o fate la sinistra o fate i portavoce a prescindere del salotto buono. Che le due cose insieme funzionano poco».

Il gioco dialettico delle contrapposizioni usato da Renzi è chiaro: da una parte l'establishment che insorge a difesa del governatore di Bankitalia, dall'altra il leader politico che attacca i poteri forti e si batte per la difesa dei risparmiatori: «Davanti alla levata di scudi a difesa di Visco mi sono chiesto: ma cosa ho toccato?», dice. Un posizionamento tattico per scrollarsi di dosso, alla vigilia della campagna elettorale, i detriti della vicenda Banca Etruria e per giocare d'attacco, togliendo terreno alla propaganda Cinque Stelle.

Per questo, ieri mattina, Renzi era su tutte le furie dopo aver letto le ricostruzioni giornalistiche che mettevano Maria Elena Boschi al centro dell'operazione. Retroscena malevoli, è il sospetto, mirati a depotenziare la sua iniziativa: «Hanno cercato di scaricare la colpa sulla Boschi per ritirare in ballo Banca Etruria», si sfoga con i suoi, «ma della mozione, per il governo, si è occupata da martedì il ministro Anna Finocchiaro, con il capogruppo Ettore Rosato. Se mai, la Boschi è quella che ha avvertito Gentiloni». Con il premier, quello stesso pomeriggio, Renzi ha parlato per telefono dalla stazione di Civita Castellana, dove sostava il treno del Pd: «Gentiloni mi ha chiamato per dirmi che c'erano dei punti da cambiare, e noi l'abbiamo cambiata», racconta la sera a Otto e mezzo, ospite di Lilli Gruber. Insomma, il governo sapeva e non è stato preso alla sprovvista né scavalcato, e farà quello che deve: «Sul rinnovo di Bankitalia Gentiloni farà quel che crede. Io rispetterò la sua scelta, e una eventuale riconferma di Visco non sarebbe una sconfitta per il Pd. Ma chiedere un rinnovamento e dire che la vigilanza non è stata un granché non è lesa maestà».

A chi, grandi giornali inclusi, attacca la sua iniziativa, bollandola come maleducata, populista e para-grillina, lui manda a dire: «Nella trappola grillina ci saremmo finiti se ci fossimo limitati a votare no alla mozione grillina, che chiedeva le dimissioni tout court di Visco: lo avrebbero usato in campagna elettorale per dire che stiamo con i poteri forti». Invece, sottolinea, ora i Cinque Stelle sono in agitazione perché la scena se la è presa il Pd. Adesso, prevede, «c'è chi proverà ad usare questa storia di Bankitalia per dire che non posso tornare a Palazzo Chigi. Ma se il presupposto è che bisogna lisciare i potenti per il verso del pelo si sbagliano: piuttosto non ci vado. Io sono nato con la rottamazione e non posso cambiare, non abbozzo.

E infatti li ho sorpresi tutti perché sono andato a vedere il bluff e ho rilanciato». Così, quando la Gruber gli chiede quanto tiene a Palazzo Chigi, da uno a dieci, lui si tiene basso: «Rispondo sei. Ma se sarà il caso lo farò volentieri».

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