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La destra fa piazza pulita della sinistra ipocrita

Al corteo milanese di Forza Italia, Fratelli d'Italia e Lega la Gelmini propone una legge per vietare manifestazioni violente. «I Black bloc? Colpa di Renzi e Pisapia»

La destra fa piazza pulita della sinistra ipocrita

«Milano non si piega» è la fiaccolata organizzata ieri sera da Forza Italia e Fratelli d'Italia proprio a due passi dal Cenacolo di Leonardo. Quel cuore di Milano e anima dell'Occidente sfregiato il primo maggio dalle devastazioni dei black bloc che proprio al via di Expo hanno mandato in tutto il mondo quelle terribili immagini dell'Italia. A confluire nel corteo anche la Lega con Matteo Salvini in arrivo da piazza della Scala dove la sua manifestazione, a cui hanno partecipato anche le bandiere di Sovranità con Roberta Capotosti, era cominciata sotto le finestre del sindaco Giuliano Pisapia.

In testa la deputata azzurra Mariastella Gelmini che chiede «una legge per vietare le manifestazioni quando questura e prefettura abbiano le prove che ci saranno delle violenze». Perché qui «non si parla di libertà di manifestare, ma solo di gente che vuole distruggere le nostre città». In un cartello la scritta «Ripuliremo Milano dai centri sociali», non troppo velata allusione alla manifestazione organizzata domenica dal Pd e nella quale molti milanesi attirati dall'invito a cancellare le scritte, si sono in realtà trovati in mezzo a gente che cantava Bella ciao e chiedeva a Pisapia di ricandidarsi sindaco. Per la responsabile regionale Sicurezza di Fi Silvia Sardone «l'emblema di quello che è Pisapia: da un lato lascia distruggere la città ai centri sociali e dall'altro si presenta davanti ai cittadini insieme a un esponente degli stessi centri sociali». Riferimento al suo braccio destra Paolo Limonta, portato con lui a Palazzo Marino. «C'è troppa ipocrisia». E a ricordare che «solo l'opposizione in consiglio comunale del centrodestra ha impedito a Pisapia di legalizzare il centro sociale occupato Leoncavallo», sono il coordinatore cittadino Giulio Gallera e Pietro Tatarella. «Quel Leoncavallo - sottolinea l'ex vicesindaco Riccardo De Corato (Fdi) - che a Milano rappresenta un vero e proprio monumento all'illegalità: quarant'anni di aggressioni e violenze in città». Per Gallera il corteo del centrodestra unito è «un'operazione verità sulle responsabilità di Pisapia e soci che da sempre tollerano antagonisti e centri sociali: i black bloc sono stati certamente ospiti in case occupate e centri sociali dove hanno trovato supporto e appoggio logistico». Per l'ex ministro della Difesa Ignazio La Russa la violenza di anarchici e casseur è stata resa possibile dalla connivenza del resto dei manifestanti. «Quando un corteo non vuole che ci siano i violenti, si ferma e li espelle. Ma la responsabilità di tutto è di governo e Comune: il premier Renzi e Pisapia si dimettano».

Un partecipante dice che «noi siamo qui a volto scoperto, non come quei quattro delinquenti incappucciati». Qualcuno di incappucciato per la verità c'è, sono Giovani padani con al collo un cartello «Io voto Pisapia». E l'eurodeputato Lara Comi ricorda che «in una strada laterale di via Washington, a due passi dai luoghi della guerriglia, c'è uno stabile occupato da gennaio sulla cui facciata campeggia un enorme uomo che imbraccia il mitra e spara: la giunta di Pisapia non dice niente e non fa niente, bisogna smascherare questa ipocrisia. Basta illegalità». Bersaglio dei cartelli issati su legnetti ben diversi dalle spranghe lasciate portare in manifestazione ai compagni, anche i soliti cattivi maestrini della sinistra come Fabio Fazio che pontifica dicendo che a Milano ci sono solo «danni misurati». «Ci dai il tuo stipendio smisurato per risarcirli?». Un ragazzetto con i capelli rasta insulta chi sfila. Lo allontanano prima che succeda il peggio. Applausi, invece, per il milanese diventato virale e ormai un cult su internet dopo che domenica le ha cantate dal balcone a Pisapia che passava.

«Eri alla Scala mentre Milano bruciava».

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