Livorno - Una tragedia annunciata e che si poteva evitare. Con il passare dei giorni la verità su quanto accaduto a Livorno in seguito al nubifragio dello scorso sabato, si fa sempre più chiara. Le istituzioni sapevano e non sono intervenute in tempo. Il dito è puntato contro la scarsa manutenzione e la mancata pulizia di strade, fiumi e fossi. Lo dimostrano le diverse segnalazioni avanzate nei mesi scorsi dai cittadini. Ce n'è una in particolare, del luglio 2017, inviata al quotidiano online QuiLivorno, con cui un residente dello Stillo, una delle aree più colpite dall'alluvione parla di un «grave stato di degrado sulla strada che si interseca alla fine di via Garzelli proseguendo verso via di Popogna fino al bivio della località Stillo e sulla destra della strada per Monterotondo». L'uomo spiega che «su quel tratto di strada non si è mai vista tanta sporcizia con enormi cumuli di foglie secche, rami spezzati e rifiuti di ogni genere, accumularsi su quelli che dovrebbero essere dei marciapiedi e che, forse, una volta lo erano. Noi residenti della zona - prosegue - sappiamo bene che in quell'area e in quel particolare tratto di strada persiste la trascuratezza e l'abbandono da parte delle autorità competenti. Risultato? Topi, fogne otturate e sgrondi dell'acqua intasati, che quando piove forte allaga di tutto e di più. E vogliamo parlare della potature degli alberi che non avviene chissà da quando»? Insomma, che nella zona di Collinaia e in prossimità dei fossi e torrenti che sabato scorso sono esondati portando via tutto, insistesse una situazione di particolare degrado, era più che chiaro. Come lo era che il Rio Ardenza, per intenderci quello che ha fatto crollare la spalletta dei Tre Ponti, fosse intasato da detriti verso la foce.
La polemica, in queste ore, si fa pressante sopratutto nei confronti del Consorzio di bonifica 5 Toscana Costa, istituito con delibera regionale (e che dipende dalla Regione), che da anni spenna i cittadini (facendo inviare cartelle di Equitalia a chi non paga) e poi non pulisce argini e fossi.
Come da statuto, i suoi obiettivi primari sono quelli «di difesa idraulica, di regimazione dello scolo delle acque, di salvaguardia dell'ambiente e di gestione dell'irrigazione». Una pratica che, lo dimostrano i numerosi articoli di cronaca, non viene messa in pratica dalla sua costituzione. Una macchina mangiasoldi che, invece di garantire un servizio fondamentale, lascia il territorio della costa livornese nell'incuria più totale.
Ma la colpa non è, a quanto pare, solo dell'ente regionale. «Perché - spiega il coordinatore comunale di Livorno di Fratelli d'Italia, Andrea Romiti - il sindaco è responsabile anche della protezione civile e della sicurezza dei cittadini. Se vuole può anche intimare che si intervenga in situazioni di rischio. Da quanto sappiamo il dirigente della protezione civile livornese quest'anno ha preso un premio di produzione. Perché non lo dà indietro e perché il Consorzio di bonifica non rende i soldi ai cittadini o li destina alla ricostruzione delle aree distrutte»?
Intanto, nessun nome è ancora iscritto nel registro degli indagati.
Ma c'è chi ricorda che per l'alluvione di Genova del 2011 furono condannati l'allora sindaco, l'allora assessore alla Protezione civile e diversi dirigenti comunali. Che la storia si ripeta? Chissà che ne pensano il primo cittadino, Filippo Nogarin e la sua giunta.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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