D ifende la fidanzata da due rapinatori, gli sparano alla testa. Tragedia a Roma davanti a un pub all'Appio Latino. È morto dopo un'agonia di 12 ore Luca Sacchi, 24 anni, esperto di arti marziali e personal trainer, colpito alla nuca da un proiettile di grosso calibro esploso a bruciapelo.
La vittima è parente di Flavio Simmi, ucciso nel 2012 davanti alla moglie nel quartiere Prati. Simmi, 33 anni, era figlio di Roberto e nipote di Tiberio, accusati di usura e ricettazione e processati con i vertici della banda della Magliana. Ed è caccia a una Smart forfour bianca con due banditi, italiani, in fuga nella periferia romana. L'ennesimo fatto di sangue della Capitale ricorda in maniera impressionante l'agguato a colpi di pistola a Manuel Bortuzzo, il campione di nuoto rimasto paralizzato per un drammatico scambio di persona nel febbraio scorso.
I carabinieri del nucleo operativo di via in Selci e la Dda, per ora, indagano per omicidio a scopo di rapina. Sono le 23.30 di mercoledì quando Luca e Anastasia Kylemnyk, 25 anni di origini ucraine, lasciano il gruppo di amici davanti il pub John Cabot, all'angolo fra via Franco Bartoloni e via Teodoro Mommsen. Fanno un salto a casa per far passeggiare il loro cane pinscher, Jenna. Anastasia vive in Italia con la mamma e fa la baby sitter. Luca l'ha conosciuto in palestra, dove si allena nel jujutsu brasiliano.
Il padre, Alfredo Sacchi, ha un ristorante in pieno centro Le Coppelle. Due bravi ragazzi dicono gli amici. Non sanno di essere seguiti da un'utilitaria già da via Vittorio Fiorini dove vive la famiglia di lui. Dalla Smart scendono due giovani. Vanno diretti dalla ragazza, la colpiscono alla testa con una mazza. Uno le intima di dagli la borsa. La strattona e colpisce con un bastone. Luca interviene e lo blocca. L'altro, però, gli spara da dietro. Poi fuggono.
Sono attimi tremendi: Luca è sanguinante a terra. Anastasia urla e chiede aiuto. Dal marciapiede di fronte al pub gli amici corrono verso i due mentre un automobilista fa appena in tempo a vedere la Smart. «Non sono riuscito a prendere la targa» ricorda davanti ai carabinieri.
Gli inquirenti stanno lavorando sui dati parziali dell'auto. E sulle immagini congelate da 4 telecamere puntate sulla strada, del tabaccaio e della cartotecnica. Il proiettile, secondo una ricostruzione, esce dal cranio di Luca e colpisce l'infisso della vetrata del locale. Gli esperti dell'Arma l'hanno sottoposto ai primi esami balistici.
Un calibro «importante», appartenente a un'arma a tamburo come una 38 special o una 44 magnum. A terra, difatti, non è stato trovato alcun bossolo. «Dobbiamo stabilire se appartiene a un'arma che ha già sparato» dicono. Luca, soccorso immediatamente e portato al San Giovanni, è stato sottoposto a un delicato intervento chirurgico. Alle 13 di ieri il suo cuore ha smesso di battere. La mamma e i fratelli, alla notizia della sua morte, hanno avuto un malore e sono stati ricoverati. Restano mille dubbi sul movente di un'aggressione fin troppo violenta e organizzata per due scippatori di borgata.
Le indagini, coordinate dal sostituto procuratore della Dda Nadia Plastina, la stessa dell'omicidio di Fabrizio «Diabolik» Piscitelli, non escludono la pista di un'aggressione mirata usando la ragazza come espediente. Un'azione studiata a tavolino per uccidere Luca?
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