Era stato avvertito, ma ha fatto di testa sua. Al centro delle polemiche il partito con l’ape maia del suo (quasi) omonimo Di Maio che, insieme a Tabacci, è il padre del neonato “Impegno Civico”.
Peccato che il cosiddetto partitino esista già, così come il simbolo. Questo il motivo per cui l'uscente ministro degli Esteri è stato accusato di plagio politico dal consigliere provinciale del Lazio Fabio Desideri che, anni fa, proprio con la lista "Impegno Civico", vinse le elezioni diventando sindaco di Marino.
La diffida
“Lista, simbolo e nome sono depositati: Di Maio e Tabacci non potranno presentare il simbolo senza trovare un accordo con i titolari della lista Impegno Civico – Marino, che ha un atto costitutivo notarile fatto oltre vent’anni fa”, spiegava il consigliere provinciale Fabio Desideri prima della presentazione, invitando i protagonisti del nuovo Impegno Civico a prendere in considerazione la situazione. Di Maio e Tabacci hanno ignorato il problema e presentato ugualmente la lista. Ed è così che è arrivata la diffida ufficiale. "Ieri i nostri avvocati hanno notificato, presso gli uffici ministeriali, a Di Maio e Tabacci formale diffida a presentare le liste di Impegno Civico, comunicando – inoltre – agli stessi, che in caso di presentazione delle liste sarà immediatamente presentato ricorso nei termini di leggi", fa sapere Desideri.
Le accuse
La pista del plagio politico prende così una strada concreta e reale. Il consigliere provinciale del Lazio fa seriamente. A suo dire il ministro deve fare un passo indietro, smontando il castello di sabbia costruito all’ultimo momento. "Speriamo sinceramente – prosegue Desideri – che Di Maio e Tabacci non creino le condizioni che ci obblighino a dover ricorrere alla magistratura, al fine di evitare la presentazione delle liste il prossimo 21 agosto". C’è sempre tempo – poco – per risolvere la situazione. La presentazione definitiva delle liste è prevista, infatti, per la prossima settimana. Entro quella data e dopo la diffida formale, il leader politico dovrebbe quindi fare dietrofront e cambiare – nuovamente – nome al partito che da “Insieme per il futuro”, nel giro di pochi giorni, si è trasformato in “Impegno civico”.
Cosa dice la legge
La legge parla chiaro, come riportato in Gazzetta Ufficiale: “Non è ammessa la presentazione di contrassegni, sia che si riferiscano a candidature nei collegi uninominali, sia che riferiscano a liste, identici o confondibili con quelli presentati in precedenza ovvero con quelli riproducenti simboli usati tradizionalmente da altri partiti”.
Stando alla norma, quindi, se il ministro degli Esteri non si impegnerà nella modifica, la lista con tutta probabilità potrà non essere accettata e rimandata al mittente con il limite massimo di 48 ore per l’eventuale cambio.Ore contate, quindi, per il nuovo Di Maio che, a quanto pare, oltre alla faticosissima rincorsa al potere deve fare i conti inevitabilmente con la sua distrazione e il suo pressappochismo.
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