Del domani non c'è certezza. Ma che fatica farsi ingabbiare

Vano pianificare l'esistenza. È il disordine che governa

Del domani non c'è certezza. Ma che fatica farsi ingabbiare
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M ai pianificato niente in vita, e mi ritrovo in un mondo in cui niente si potrà fare improvvisando, né andare in un ristorante, né fare un viaggio, bisogna prevedere tutto prima, un incubo. Darwinianamente sopravvivranno solo quelli simili al Furio di Carlo Verdone, quelli che sanno esattamente cosa fanno, quando lo fanno, perché lo fanno, e dall'altra parte io, che perfino in casa non so quando pranzo né quando ceno né quando mi sveglierò né quando andrò a dormire, è tutto come capita.

Anche adesso scrivo improvvisando, non so mica cosa scriverò, che scrivo? La mia migliore amica è una scienziata, vive a Edimburgo, ecco, lei pianifica tutto, non per altro la chiamo Shelly, da Sheldon Cooper, il protagonista di The Big Bang Theory, una delle mie serie preferite. Quando viene a trovarmi a Roma (viene sempre lei perché io non riesco mai a pianificare un viaggio, aspetto che accada per caso, per ispirazione) Shelly mi fa diventare scemo già sei mesi prima, pretende di sapere in anticipo il programma, ora per ora, per una come lei non ci saranno problemi. Anzi, oggi mi ha già detto al telefono: «Pensa che bello, qui in Scozia hanno messo la distanza obbligatoria di due metri l'uno dall'altro anche sui mezzi pubblici, quello che ho sempre desiderato io ma stabilito per legge».

Sarà che la mia è una visione della vita, non fatalismo, per carità, figuriamoci se credo nel fato, ma neppure credo di poter controllare il disordine naturale dell'universo, mi adeguo, come la ginestra di Giacomo Leopardi. Per carità, adesso mi adeguo all'ordine imposto dalle misure per prevenire i contagi, e un ipocondriaco come me ci si sarebbe adeguato anche senza decreti legge, però perfino a livello generale quest'idea di pianificare l'esistenza in ogni singolo dettaglio mi sembra vana in partenza, e da ogni punto di vista e di svista.

Ci sono perfino gli ambientalisti che gioiscono perché la natura si sta riprendendo i suoi spazi, e anche loro pianificano, anche loro sono felici, loro che pianificano addirittura di salvare il pianeta che sennò tra cento anni sarà invivibile. Mi spiace, non riesco a entusiasmarmi neppure qui, non me ne può fregare di meno di quello che sarà il pianeta tra cento anni, e poi perché ci si preoccupa di cento anni quando tra un miliardo di anni la Terra sarà comunque inglobata dal Sole?

Tra l'altro questo mondo di pianificatori, a differenza mia, si illude, e se vogliamo essere pignoli seguendo la loro, di filosofia, allora non pianificano abbastanza.

Pensate che nell'eventualità niente affatto remota che la Terra venga colpita da un asteroide, se pure lo avvistassimo con cinque anni di anticipo, non avremmo nessuna tecnologia in grado di deviarlo, altro che coronavirus, e nessuno se ne preoccupa.

Comunque sia, non so cosa pensare, se non che dovrò affittarmi qualcuno che pianifichi per me dandomi l'impressione che io stia improvvisando. Può essere una nuova professione: i pianificatori degli improvvisatori.

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