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Il doppio binario di Matteo per attrarre i moderati

Lo schema è di quelli collaudati. Soprattutto nel Carroccio, dove la dicotomia tra «Lega di lotta» e «Lega di governo» è stata per oltre un decennio una delle armi più efficaci di Umberto Bossi che alla bisogna alternava affondi apocalittici a considerazioni misurate e ragionevoli. Il tutto a seconda del momento politico e della posta sul piatto. Matteo Salvini, che nel Carroccio ci è cresciuto fin da quando portava i pantaloni corti, la lezione l'ha imparata alla perfezione. E oggi, con le elezioni che si avvicinano e la concorrenza al centro di Forza Italia che è tornata ad essere elettoralmente attrattiva, ha deciso di provare a giocare sul doppio binario.

Lo sta facendo da qualche settimana, forse allarmato dai sondaggi che ormai da un mese sono concordi nel registrare una flessione della Lega a tutto vantaggio di una crescita di Forza Italia, al momento primo partito della coalizione di centrodestra. Il comizio di ieri a Roma, insomma, è solo l'ultima tappa di un'inversione di marcia che Salvini ha iniziato da tempo. Di qui la mise più sobria, con la felpa d'ordinanza sostituita da un rassicurante maglioncino azzurro. E con il blu e il giallo a dominare il palco di piazza Santi Apostoli: nessun logo della Lega, neanche un Alberto da Giussano o uno slogan di quelli un po' coloriti in stile Pontida, ma solo i simboli di Noi con Salvini, la costola nazionale del Carroccio con la quale il segretario della Lega vuole tentare di allargare il bacino elettorale del movimento. A completare la svolta governativa l'uscita sugli immigrati. «Per me gli italiani non sono quelli con la pelle bianca - ha detto - ma anche gli immigrati regolari e per bene». Parole di buon senso, certo. Ma che Salvini pronuncia non per caso e ben sapendo che una parte del suo elettorato su alcuni temi ha posizioni piuttosto nette.

D'altra parte, il leader del Carroccio è consapevole che la partita con Forza Italia sarà decisiva per la leadership della coalizione di centrodestra. Ed è in quest'ottica che ora mira ad aggredire il bacino elettorale vicino al suo - cioè l'area più moderata - sperando di drenare consensi. Tutto sta a vedere se l'operazione riuscirà.

Salvini, infatti, è in prima linea su tv e social ormai da cinque anni e l'effetto saturazione potrebbe penalizzarlo. Forse non è un caso che a Silvio Berlusconi siano bastate poche e calibrate presenze sui media per riconquistare nei sondaggi tra i tre e i quattro punti in neanche un mese. Abbastanza per portare Forza Italia davanti alla Lega.

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