I nostri servizi la chiamano «una nuova generazione di jihadisti, molto giovani, spesso con scarse conoscenze sul piano dottrinale, ma ben informati sulla pubblicistica d'area e con ottime competenze informatiche». È questo il bacino di reclutamento dello Stato islamico per trovare appoggio in Europa e anche in Italia. Sono per le intelligence europee i self starters , i «lupi solitari», che soli o in microgruppi potrebbero decidersi di «attivarsi autonomamente» per organizzare minacce terroristiche sul territorio dove vivono. In Italia sarebbero 400 questi singoli alla ricerca di un'identità, di un mito, e forse di un reclutamento. In realtà i cosiddetti «attenzionati» cioè tenuti d'occhio, ben identificati, seguiti sul web, grandi simpatizzanti dell'Isis e aspiranti terroristi, sono 85. Di loro i nostri 007 sanno molto di più del nome e del cognome. Non si tratta di veri e propri emissari del Califfato, ma di persone che si appassionano alla jihad, perlustrano siti d'area, tentano di accreditarsi. Scrivono i servizi italiani nell'ultima relazione sulla «politica dell'informazione per la sicurezza» depositata: «Sebbene ad oggi non siano emerse attività o pianificazioni ostili... La minaccia interessa anche l'Italia, potenziale obiettivo di attacchi pure per la sua valenza simbolica di epicentro della cristianità evocata, di fatto, dai reiterati richiami alla Conquista di Roma presenti nella propaganda jihadista». In alcuni luoghi di preghiera, si aggiunge, «potrebbe crearsi un humus fertile per l'azione di sostegno logistico a estremisti». I centri di preghiera tenuti sotto controllo, segnalava ieri il quotidiano Il Tempo, sono dieci.
Nonostante la minimizzazione dei rischi, oltre agli 85 osservati ci sono almeno una dozzina di indagati. Dieci a Roma in un'inchiesta su terrorismo e associazione sovversiva legata alla jihad che corre sulla linea Roma-Milano. Ben vigilati sono anche alcuni soggetti che vivono in Veneto, in particolare nella zona di Treviso, e che hanno avuto contatti con imam partiti per la Siria. Nell'ultima analisi al parlamento i nostri servizi parlano però anche di un altro rischio: la minaccia non deve essere valutata solo «per gli sporadici casi nazionali», ma anche e soprattutto tenendo presente l'eventualità di «un ripiegamento sul nostro territorio di estremisti partiti per la Siria da altri Paesi europei». L'Italia, viene segnalato da mesi, è una sorta di hub , centro di transito e smistamento di foreign fighters, che, passando nel nostro Paese per andare o tornare dalla Siria, potrebbero agganciare nuovi contatti.
Il grande lavoro che viene svolto dall'intelligence e dall'Antiterrorismo sui canali di comunicazione via internet punta infatti a intercettare la presenza di un livello 2 del contatto: quando i foreign fighters , raccontando la loro
esperienza diretta sul campo, vanno a «curare» gli internauti più attenti, quelli che «insoddisfatti da un impegno esclusivamente virtuale e del ruolo di meri divulgatori, aspirino a trasferirsi nel teatro sirio-iracheno».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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