Manuela Gatti
Non bastavano le 6.665 posizioni in palio. Né gli aneddoti del caso. Come quello diffuso da Google: le parole più cercate il 6 novembre sono state donde votar, «dove votare» in spagnolo, segno che i latinoamericani si sono mobilitati più che in passato. O come l'elezione di un defunto: gli abitanti del Nevada hanno preferito far sedere nel parlamento locale Dennis Hof, 72 anni, titolare di alcuni bordelli e accusato di stupro, deceduto un mese fa, piuttosto che un'insegnante democratica. No, non bastava: nel segreto dell'urna gli statunitensi sono stati interrogati su decine di temi locali, dai diritti civili alla cannabis. Precisamente 155 referendum in 37 Stati, che avranno ripercussioni pratiche prima ancora della scelta di deputati, senatori e governatori.
Da ieri, ad esempio, il Michigan è diventato il decimo Stato Usa a legalizzare l'uso ricreativo della marijuana: un quarto della popolazione nordamericana può, oggi, fumare «erba» per piacere senza correre rischi. La possibilità è riservata ai maggiori di 21 anni e sarà permesso il possesso fino a 12 piantine. Missouri e Utah, invece, si sono limitati a permettere l'uso terapeutico (anche se con la possibilità, in Missouri, di coltivarsela a casa). Ma il tema è stato molto presente anche nei programmi elettorali dei candidati: i governatori democratici di New York, Andrew Cuomo, dell'Illinois, J.B. Pritzker, e del Minnesota, Tim Walz, hanno tutti vinto anche grazie alle rispettive proposte di legalizzazione e tassazione della sostanza.
Tutt'altra strada ha preso - o, meglio, mantenuto - l'Alabama. Nello Stato meridionale e conservatore è passata - con oltre il 70% dei consensi, secondo la Cnn - la proposta di esporre i Dieci comandamenti nei luoghi pubblici e nelle scuole. Un forte messaggio alla nazione per ricordare che lo Stato di Montgomery si fonda sui precetti biblici, come l'ha definito il senatore e sponsor della proposta, Gerald Dial. E in Alabama, così come nel West Virginia, sono stati approvati emendamenti contro la possibilità di abortire, in ogni caso tutelata dalla Corte Suprema: in entrambi i casi gli elettori hanno stabilito che non esiste un diritto costituzionale all'interruzione di gravidanza.
A difesa dei diritti civili si sono schierati, invece, Florida e Oregon. Il Sunshine State ha votato per riportare ai seggi chi ha scontato il carcere, mentre finora ai condannati veniva revocato in via automatica il diritto di voto, salvo appellarsi alla clemenza del governatore dopo cinque anni. Fatta eccezione per i responsabili di omicidi e crimini sessuali, che restano esclusi, da ieri gli ex detenuti possono tornare alle urne.
Sull'altra costa i cittadini dell'Oregon, oltre ad aver rispedito al mittente emendamenti anti-abortisti simili a quelli di Alabama e West Virginia, hanno votato per rimanere un sanctuary State, uno Stato che di fatto rappresenta un porto sicuro per gli immigrati irregolari, rifiutandosi di applicare alcune leggi federali in materia di richiedenti asilo.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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